Strage di via dei Georgofili. Enrico Conti (PD): “Non ci stancheremo mai di cercare la verità”

Alle 1,04 del 27 maggio 1993 un’autobomba ad alto potenziale scoppia in via dei Georgofili, dietro agli Uffizi seppellendo, sotto montagne di macerie l’intera famiglia Nencioni (il babbo Fabrizio, la mamma Angela e le figlie Caterina e Nadia) mentre il giovane studente di architettura Dario Capolicchio muore carbonizzato nel rogo del suo appartamento e altre 40 persone restano gravemente ferite.

L’attentato – ha ricordato il consigliere del Partito Democratico Enrico Conti, presidente della Commissione sviluppo economico, in Consiglio comunale – si inquadra nella strategia stragista di Cosa nostra siciliana (10 stragi per 21 morti e 117 feriti) finalizzata a uccidere i due magistrati di punta della lotta alla mafia, Falcone e Borsellino e poi costringere lo Stato a venire a patti, a far marcia indietro sul 'carcere duro' per i boss mafiosi e sulla legge sui pentiti.

L’attentato lascia Firenze dapprima incredula e quindi profondamente e irrimediabilmente ferita. Su quella ferita si è lavorato molto.

Hanno lavorato le istituzioni locali e la società civile, in particolare l’associazione dei familiari delle vittime che svolge da sempre un’azione indefessa volta all’accertamento della verità e alla costruzione di una memoria condivisa.

Non hanno mai smesso di lavorare i magistrati – continua Enrico Conti – che sono riusciti ad assicurare alla giustizia gli esecutori materiali e parte importante dei pianificatori e mandanti. Tra questi finalmente, dopo 30 anni, anche il boss Matteo Messina Denaro. Si è trattato quindi, è bene dirlo a gran voce, di una vittoria delle istituzioni democratiche.

Nonostante ciò, numerosi indizi e fatti avvenuti in quei giorni ci dicono indubitabilmente che altre entità e poteri lavorarono insieme a Cosa Nostra in quei due anni 1992 e 1993 per destabilizzare e ricattare lo Stato democratico.

Restano valide, perciò, le parole dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi pronunciate nel 2010:

“Non c'è democrazia senza verità. Questo è il tempo della verità. Chi c'è dietro le stragi del '92 e '93? Chi c'è dietro le bombe contro il mio governo di allora? Il Paese ha il diritto di saperlo, per evitare che quella stagione si ripeta”.

Non ci stancheremo mai di cercare la verità.

Si tratta innanzitutto certo di una verità giudiziaria, da perseguire nella scrupolosa osservanza del diritto, incardinata nell’accertamento di responsabilità penali personali, attraverso prove certe.

Ma si tratta anche anche della ricostruzione di una verità e di una memoria storica e politica, del contesto in cui maturarono alcune scelte, delle azioni e omissioni di persone e pezzi delle istituzioni, delle relazioni tra fatti apparentemente lontani e in realtà legati a doppio filo. “Io so … ma non ho le prove” diceva un intellettuale come Pier Paolo Pasolini, i cui assassini non per caso ancora non conosciamo.

Vogliamo tutta la verità su quegli anni – conclude il consigliere PD Enrico Conti – perché mai si ripeta quel che accadde allora. La vogliamo per onorare la memoria di tutte le vittime innocenti di Mafia, i tanti bambini barbaramente uccisi, i magistrati, i poliziotti e i carabinieri, la vogliamo per onorare e proteggere le nostre istituzioni repubblicane e democratiche, il nostro bene supremo”. (s.spa.)

Scroll to top of the page