È stata posizionata questa mattina nel cantiere del restauro il cui termine è previsto a maggio
Una grande cisterna, che può contenere fino a 27.000 litri di acqua, sarà utilizzata per far rivivere gli originari e spettacolari giochi d’acqua delle fontane, bacini grotte e delle cascate del complesso delle Rampe realizzate nella seconda metà dell’Ottocento dall’architetto Giuseppe Poggi. Il ‘serbatoio di compenso’, come è chiamato tecnicamente, è stato posizionato questa mattina e alimenterà l’acqua di cascate, vasche e fontane attraverso un sistema di pompe che garantirà l’afflusso fino all’ultimo livello delle Rampe. Un passo importante dell’operazione di restauro, partita lo scorso luglio, a cura del Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio del Comune di Firenze, coadiuvati dai tecnici della Direzione Ambiente e interamente sostenuta, nell’ambito della normativa ‘Art Bonus’, dalla Fondazione CR Firenze, con un contributo che a fine lavori ammonterà a 2,5 milioni di euro. Al posizionamento dell’invaso hanno assistito il Direttore generale di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori, il Direttore generale del Comune di Firenze Giacomo Parenti, l’Ufficio di Direzione dei Lavori e le imprese ed i consulenti che stanno eseguendo il restauro.
E’ infatti emersa nel corso di questo lungo e complesso intervento, eseguito dalla Impresa Giuseppe Bartoli sotto la Direzione dei Lavori dei tecnici comunali e con il supporto dello Studio Hydea, l’impossibilità di ripristinare la situazione originaria a causa di interferenze e interruzioni del complesso sistema di adduzione dell’acqua dalle sorgenti di Gamberaia e Alinari. Per riprodurre le medesime suggestioni volute dall’architetto Poggi è stato dunque ideato un impianto idrico sostenibile sia dal punto di via ambientale che dei costi di gestione, che si fonda sul ricircolo alimentato con acqua di pozzo, senza attingere dalla rete idrica cittadina. Sono stati realizzati due pozzi artesiani in piazza Poggi, collegati a un sistema di accumulo e pompaggio in sotterraneo che sfrutterà il più possibile i percorsi esistenti e riverserà l’acqua nella grande vasca. Il percorso dell’acqua sarà quello originario, che prevede la caduta dal livello più alto al livello più basso delle Rampe, fino a raggiungere le due vasche poste di lato alla Porta San Niccolò, compreso gli zampilli delle due vasche al primo e al secondo livello, per un totale di circa 259 mila litri di acqua. Tutto l’impianto sarà poi dotato di un sistema digitale di monitoraggio, controllo e gestione, appositamente progettato con un software che faciliterà il funzionamento a seconda della variabilità delle risorse idriche, delle diverse esigenze orarie per la gestione dell’impianto e di ogni altra variabile che si presentasse. Il costo di gestione dell’impianto sarà determinato solamente dall’utilizzo dell’energia elettrica.
"L’avanzamento del restauro – ha affermato il Direttore generale di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori – comincia a mostrare la magnificenza di quest’imponente opera che la Fondazione ha voluto restituire alla città. Questo nuovo importante step dei lavori consentirà di recuperare l’elemento più significativo del disegno dell’architetto Poggi: l’acqua in una fusione tra natura, artificio e monumento architettonico. Siamo certi che i fiorentini sapranno riscoprire presto questo luogo, uno dei più affascinanti della sua storia”.
"Questo intervento – ha sottolineato il Direttore generale del Comune di Firenze Giacomo Parenti - è un esempio di come possa ben funzionare la collaborazione tra pubblico e privato, in questo caso tra il Comune e la Fondazione. Questo restauro, che sarà completato a breve, si inserisce nel complesso di progetti realizzati dopo la pedonalizzazione parziale del Piazzale Michelangelo, dal rifacimento del Belvedere Sermonti, alla riqualificazione delle aiuole o al restauro delle balaustre del piazzale”.
Per le Cinque Grotte e la Grande Vasca, rispettivamente nel secondo e terzo ripiano, si è proceduto alla verifica dello stato di conservazione delle decorazioni a spugna e delle scogliere, all’eliminazione di infestanti che minavano la stabilità delle superfici decorate, al consolidamento delle parti in fase di distacco ed alla sigillatura di fessure e lesioni che sono state nel tempo punto d’infiltrazione di acque meteoriche con conseguente disgregazione della malta di collegamento. Molti elementi che risultavano lesionati e spezzati, sono stati ricollocati nella loro sede attraverso imperniatura, inoltre, sia nella Grande Vasca, sia nelle Grotte, i materiali ferrosi presenti, quali barre, staffe e chiodi a sostegno dei materiali lapidei di rivestimento sono stati affiancati con nuovi elementi di sostegno in acciaio inox. Gli elementi di arredo in mosaico di pillole di fiume, posti a decorazione dei due muri laterali della Grande Vasca, sono stati reintegrati nelle porzioni mancanti di esigua entità, mentre le lacune più grandi sono state trattate a neutro. Per le vasche dei vari ripiani si è proceduto alla verifica e al ripristino delle fessurazioni e degli scarichi, oltre alla impermeabilizzazione delle stesse. Inoltre, grazie alla vasta documentazione d’archivio, fotografica e dalla manualistica del periodo (Angiolo Pucci ed Edouard André), reperita dall’ufficio Belle Arti, è stato possibile individuare le piante che rivestivano le scogliere, le grotte e i bacini.
Le Rampe furono realizzate tra il 1872 e il 1876. Solo pochi anni prima, nel 1871, la Capitale era stata trasferita da Firenze a Roma. Il sistema delle Rampe si articola su tre livelli o ripiani: le Grotte, situate nei primi due ripiani delle Rampe, una sul primo e cinque sul secondo, queste ultime costituite da nicchie scavate nei due muraglioni a retta e realizzate con una struttura in muratura rivestita da intonaco lavorato e da spugne; la Grande Vasca polimaterica, situata sul terzo livello delle rampe, composta da più bacini, realizzata con una struttura in muratura rivestita da spugne, pietrame e mosaico; le Scogliere e le Piccole Grotte, posizionate lungo i percorsi, realizzate con blocchi di pietra provenienti dalle cave di Monte Ripaldi, come i 'massi erranti' disseminati in quei luoghi dove i percorsi si allargano.
Immagini e video dell’operazione sono scaricabili dal link https://we.tl/t-sRyPiAOjo2
Riprese col drone (3dSign) sono scaricabili dal link https://bit.ly/2VW23qf