"VI Giornata dei braccialetti: ricordiamoci dei detenuti. Ricordiamoci delle carceri. Ricordiamoci dei braccialetti", domani alle 15 il convegno nel Salone dei Duecento

L'iniziativa della presidenza del Consiglio comunale in occasione della Festa della Toscana

In occasione della Festa della Toscana, domani martedì 30 alle 15 nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio il Consiglio comunale di Firenze, con il Presidente Luca Maggiora della Camera Penale di Firenze, presenterà il convegno "VI Giornata dei braccialetti: Ricordiamoci dei detenuti. Ricordiamoci delle carceri. Ricordiamoci dei braccialetti".


Al convegno parteciperanno come relatori: 
Avv. David Ermini, Vice-Presidente Consiglio Superiore della Magistratura, Avv.Gian Domenico Caiazza, Presidente Unione Camere Penali Italiane, Avv. Eriberto Rosso, Segretario Unione Camere Penali Italiane, Dott. Fabio Frangini, Giudice per le Indagini Preliminari - Tribunale di Firenze, Dott.ssa Christine Fumia Von Borries, Sostituto Procuratore - Procura della Repubblica di Firenze, Dott.ssa Antonella Tuoni, Direttrice Casa Circondariale di Firenze-Sollicciano


"Sarà una nuova occasione per fare il punto sulla legge che ha istituito anche in Italia l'utilizzo dei braccialetti elettronici quale strumento per la detenzione - spiega il presidente del Consiglio comunale Luca Milani -. Si tratta di una misura che può aiutare a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e per cercare, al contempo, di avere un controllo quanto più stringente possibile sui detenuti agli arresti domiciliari. Negli ultimi anni in particolar modo, le carceri troppo affollate hanno dato vita a una serie di problemi gravi che è indispensabile risolvere in qualche modo. 
In modo particolare, l'esperienza detentiva in carcere, nonostante tutti gli sforzi e le attività promosse anche dalle associazioni di volontariato, raramente diventa opera di riabilitazione e spesso, troppo spesso, assistiamo a frequenti recidive. Occorre quindi attuare modalità, peraltro già disponibili, per evitare nei casi possibili la permanenza in carcere. Urge ricordare che quando si tratta di detenuti ritenuti non pericolosi o a rischio di recidiva, si tende a preferire una soluzione come quella degli arresti domiciliari, considerando il carcere come un’ipotesi più remota. Lo stesso discorso, invece, non si fa per quelli che vengono ritenuti pericolosi o che si sono macchiati di reati gravi. In questo caso la permanenza in carcere, anche con un regime duro come il 41 bis, è doverosa". (fdr)

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