Questa la comunicazione della presidente della Commissione Istruzione, Formazione e Lavoro Beatrice Barbieri
“Vedere l’intelligenza artificiale come un tutor quando i problemi del covid hanno dimostrato che danni porta non avere rapporti umani mi lascia tutto molto interdetta.
Un tutor per un ragazzo/a non è e non può diventare uno strumento compensativo, ma deve avere un volto una voce e la capacità di leggere i sentimenti emotivi. I giornali hanno sottolineato l’avvio della sperimentazione in 5 scuole superiori e pur apprezzando l’importanza dell’innovazione tecnologica, la forza dell’automazione nella gestione degli edifici e in quelli che sono i campi della ricerca, non credo assolutamente che possa essere figura di recupero o rafforzamento di un percorso scolastico di una studentessa o studente che cerca supporto.
L’alta percentuale dell’abbandono scolastico si scontra anche con la difficoltà di inserimento e relazione sociale che si creano all’interno della scuola, della classe, del gruppo in conseguenza ad un disagio emotivo, ad ansia da prestazione, ad incomprensione di linguaggio. Sono sguardi, parole, ascolto, complicità che a volte restituiscono la volontà, la voglia ed il desiderio di rimettersi in gioco.
Ma voglio andare oltre a quella che è il superamento di un percorso scolastico e vedere questa figura di un tutor come un possibile competitor nelle future dinamiche lavorative. Se riconosceremo la validità di insegnare ad una intelligenza artificiale, le dovremo riconoscere sempre più anche la possibilità di sostituire quel collega che spesso negli ambienti lavorativi compensa o rafforza il nostro operato. Sarebbe interessante chiedere all’AI che percentuale lavorativa prevede nei prossimi 20 anni per la sua categoria e che tasso di disoccupazione andrà ad incrementare.
Credo fermamente che ogni grado di scuola debba tenere al centro del suo passaggio di insegnamento l’insostituibile valore dei rapporti umani. Diamo valore alla lingua italiana e non cambiamo il valore stesso delle parole.
Il vocabolario a TUTOR dice:
1 - Negli studi universitari, insegnante o studente anziano che assiste e consiglia uno o più studenti, spec. nell’organizzazione del piano di studi.
2 - Nel mondo del lavoro, lavoratore esperto che si occupa più o meno direttamente della formazione professionale di chi è all'inizio della carriera.
L’intelligenza umana non impara solo dall'elaborazione dei dati, ma impara anche attraverso i sensi, le emozioni, l’empatia, il contesto sociale, l’ambiente, la memoria, etc.
Probabilmente il deep learning consentirà alle macchine di imparare anche attraverso le immagini (vista), i suoni (udito), i sensori (tatto, olfatto, gusto), che potranno registrare e accumulare dati in merito alle emozioni umane, potranno essere indistruttibili e avere un ciclo vitale lunghissimo, saranno macchine sempre più “perfette”.
Macchine così diverse dall’uomo… che è ricco di “imperfezioni”, ma pieno di intelligenza umana che non può essere catalogata e classificata, perché il modo in cui il cervello di una persona riesce a imparare è sconosciuto persino all'intelligenza artificiale!
Darwin ci ha insegnato che l'evoluzione non nasce dalla perfezione, “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”, ma è nella capacità di adattarsi ai cambiamenti, di correggere le imperfezioni e di accettarne altre che la natura ha trovato il modo di evolversi.
Senza imperfezione, senza capacità di adattamento non c’è evoluzione. L’intelligenza artificiale corregge le imperfezioni, ma serve sempre anche la fantasia e la creatività dell'intelligenza umana, quella che sa dar valore e accetta anche ciò che non è perfetto e che è capace di elaborare nuove sfide!”. (s.spa.)