Centrale del latte, Grassi, Verdi e Alberici: “I privati disdettano gli accordi con i Comuni. Rinnoviamo il patto di sindacato con i privati e l'impegno dei comuni a non vendere. Altrimenti sarà la fine dell'azienda”

“I soci privati devono dare delle risposte e non possono pensare di fare quello che vogliono”

“La Centrale del latte è un bene di tutta la Toscana. E per questo oggi presentiamo un ordine del giorno per definire le condizioni della sua gestione. La situazione ad oggi è molto preoccupante, perché i soci privati vogliono rompere il patto di sindacato siglato poco più di due anni fa”. Così Tommaso Grassi, interviene in Consiglio comunale, insieme alle Consigliere comunali Donella Verdi e Adriana Alberici. E spiegano: “Far saltare i vincoli del patto di sindacato porta a conseguenze nefaste con rischi occupazionali, con i rapporti con i produttori locali. Per questo vogliamo mandare un messaggio agli altri soci pubblici e privati. Non vendiamo e rinnoviamo per altri due anni il patto sulla governance e sulle linee del piano industriale”.

“Ai soci privati e alla dirigenza di Centrale del Latte Italia invece dobbiamo dire che – continuano Grassi, Verdi e Alberici - devono venire in commissione per spiegare come mai lo stabilimento che va meglio è quello di Firenze e proprio con questo vogliono rompere i patti. Senza dimenticare che diminuisce la rendita della società e l'utile ma una sola voce non diminuisce e cioè i compensi del presidente e vicepresidente esecutivo, entrambi di nomina privata, siamo a oltre 1milione di euro. E' inaccettabile”.

“Tuteliamo un bene di tutti e facciamolo insieme: siamo quindi soddisfatti che il Consiglio abbia approvato il nostro documento nella seduta di oggi. Per questo vorrei ricordare al M5S che la polemica con il nostro gruppo non è comprensibile. Se qualcuno – conclude il capogruppo e le consigliere - ha fatto scelte sbagliate, sono proprio loro, quando al tempo della discussione sull'apertura ai soci privati dell'azienda, si sono tirati indietro appoggiandosi a fantomatici esperti che non avevano chiara quale fosse la situazione reale e che forse, in qualità di soci, avrebbero goduto di scelte diverse. Sempre al M5s ricordiamo che detengono le quote della finanziaria con i privati a Torino, dove governano, e che non risulta che si siano opposti alla disdetta dei patti che tutelano lo stabilimento, i dipendenti e la filiera toscana. Se alla Consigliera del M5s Noferi non interessa sappia che su questo troverà da noi un muro se porterà avanti questo piano scellerato”. (fdr)

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