La campagna promossa dal Comune di Firenze nell’ambito dell’edizione 2019 del “Festival dei diritti”; distribuzione delle magliette già nei giorni del festival “L’eredità delle donne”
Anche nei detti popolari si nascondono pregiudizi e stereotipi. Scardinarli, portarli alla luce per un cambio di passo, nei linguaggi prima e quindi nei comportamenti. È l’obiettivo che si pone “Chi dice donna”, campagna di sensibilizzazione promossa dal Comune di Firenze in collaborazione con Informadonna e Centro Antiviolenza Artemisia e curata da Gold Enterprise. Il progetto consiste in magliette di diversi colori, riportanti noti proverbi, in cui la parola “donna” viene sostituita dalla parola “struzzo”, animale con cui si identifica l’atteggiamento pericoloso di chi ignora e non interviene davanti ad una situazione critica. La campagna rientra nelle iniziative previste nell’ambito del “Festival dei diritti 2019”, che partirà dalla metà del mese, ma lo anticipa già in questi giorni, data la concomitanza con il festival “L’eredità delle donne”. Le magliette infatti verranno distribuite sabato pomeriggio all’infopoint della manifestazione ubicato in piazza della Repubblica e domenica mattina al teatro della Pergola.
“Con queste magliette volevamo lanciare un messaggio forte, quello di non nascondere più la testa sotto la sabbia come gli struzzi davanti a stereotipi scorretti, atteggiamenti pregiudiziali nei confronti delle donne purtroppo ancora troppo presenti nel quotidiano. - spiega Sara Funaro, assessore comunale Pari opportunità – La campagna prende il via proprio nei giorni del festival ‘L’eredità delle donne’, una manifestazione di altissimo livello che celebra le tante intelligenze femminili ancora negli anni non valorizzate come meritano, e anticipa l’edizione 2019 del ‘Festival dei diritti’, che, grazie a iniziative di vario tipo, punta proprio a sensibilizzare sul tema del contrasto alla violenza di genere e a ogni forma di discriminazione. Indossare queste magliette è un gesto sicuramente simbolico ma dal forte valore e che riteniamo sia utile a tenere sempre accesi i riflettori su una problematica diffusa, sentita e ancora tanto, troppo presente e radicata nella nostra società”. (sa. ca.)