Costa San Giorgio, Ubaldo Bocci ed Emanuele Cocollini (Centro): “Tutelare un investimento privato, garantendo fruibilità del bene ai cittadini”

“Pensiamo che quello che vuole realizzare la famiglia Lowestein sia un investimento importante di riqualificazione di un bene degradato, di cui nessuno si è interessato negli ultimi decenni.
Non è pensabile che si parli di “speculazione” rispetto ad un investimento di 19 milioni di euro, realizzato – spiegano i consiglieri del gruppo Centro Ubaldo Bocci ed Emanuele Cocollini – attraverso un bando pubblico nel quale era già definita preventivamente la destinazione d’uso legata, per lo più, al turismo.
È un’operazione che determina una ricaduta positiva in termini di occupazione, di offerta turistica e di valorizzazione del territorio.
Chiediamo che venga garantito l’uso pubblico del bene, attraverso aperture alla cittadinanza, grazie alle leggi che vincolano i beni culturali di proprietà privata.
Riteniamo che chi invoca i poteri d’interdizione della Sovrintendenza per fermare la realizzazione dell’opera, stia minando la credibilità della Città, delle sue istituzioni e dell’intero Paese. Le imprese – aggiungono il capogruppo del gruppo Centro Bocci ed il vice presidente del Consiglio comunale Cocollini – hanno bisogno di regole chiare e tempi certi, non di contenziosi infiniti.
È un fattore positivo che, nonostante tutto, ci siano delle persone disponibili ad investire risorse nella nostra Città che vanno aiutate, incentivate e ringraziate. Firenze non ha bisogno di un altro museo, ma di un tessuto sociale in grado di attrarre investimenti privati, fondamentali per lo sviluppo e la crescita della Città.
Per dovere di verità, infine, è bene ricordare che, al contrario di quello che è stato dichiarato in questi giorni dai rappresentanti delle istituzioni dell’epoca, il piano di alienazione dei beni immobili di proprietà dello Stato, fu avviato dal secondo governo presieduto dal Presidente Giuliano Amato, con il decreto n. 88 del 27 marzo 2000. Nel bilancio di quell’anno – concludono Bocci e Cocollini – il governo prevedeva entrate per 8000 miliardi di lire dalla vendita del patrimonio dello Stato”. (s.spa.)

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