“Sull’ordine del giorno collegato al bilancio presentato da Firenze Democratica (quando i consiglieri erano ancora in maggioranza) abbiamo fatto oggi in consiglio comunale non voto, coerentemente con la posizione del nostro partito, che punta sulla contrattazione collettiva; meno tasse sul lavoro e sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese. Il PD invece, che ne ha fatto la prima ‘bandierina’ elettorale in vista delle elezioni, ha votato contro. Con quali motivazioni non è stato semplice capirlo ascoltando gli interventi di consigliere e consiglieri dem, e ci pare normale, perché l’unico vero motivo è che a presentare l’ordine del giorno, ben prima dell’annuncio della delibera poi decisa dalla giunta Nardella sul salario minimo per i lavoratori contrattualizzati dal Comune, sono stati i tre consiglieri che hanno prima lasciato il PD e poi anche la maggioranza. Ci pare un altro capitolo triste per il PD fiorentino.
La nostra posizione è chiara: in Europa siamo tra i Paesi con il costo del lavoro più alto, ed il potere d’acquisto netto delle buste paga molto basso; la soluzione non è quella del salario minimo a 9 euro l’ora, ma da una parte la lotta al lavoro povero che passa prima di tutto dalla contrattazione collettiva, ma anche l'abbattimento delle tasse sul lavoro. In altre parole: lo Stato si tira fuori da ogni pretesa economica quando gli aumenti salariali sono decisi là dove lo scambio tra salari e produttività è più facilmente raggiungibile, e dove avviene con più efficienza l’incontro tra capitale e lavoro”. (fdr)