Del Re (Firenze Democratica): “Firenze e Bologna, una comparazione impietosa per il bilancio di parte corrente e per gli investimenti. Due città così vicine, ma così lontane”

“Nessuna novità rispetto al passato: continua ad essere un bilancio che si basa sul turismo, non abbatte le diseguaglianze, ed anche per la parte investimenti è privo di una visione di futuro limitandosi a gestire l’esistente”

Queste le dichiarazioni della capogruppo di Firenze Democratica, Cecilia Del Re:

“Mi accingo come gruppo di Firenze Democratica a svolgere alcune considerazioni (non esaustive, per i limiti di tempo) sul bilancio di previsione, il primo bilancio di questa nuova amministrazione, che, nei suoi pilastri fondamentali, è pero un copia incolla del bilancio del vecchio mandato.

Anche in questa nuova amministrazione, infatti, il bilancio comunale si basa per la gran parte su entrate derivanti, in primis, da imposta di soggiorno e altre voci (come i ticket d’ingresso dei bus turistici) provenienti ancora dalle orde di turisti che immaginiamo di accogliere (scommettendo ogni anno su previsioni in aumento); poi, su prelievi fiscali mascherati sotto forma di multe o di estemporanei abbonamenti per la sosta che hanno sostituito le vecchie vetrofanie (e che continuano a creare discriminazioni con i residenti dell’area metropolitana); ed infine, su forme diverse di indebitamento senza una strategia determinata per il recupero dell’evasione fiscale. Ci si vanta ancora di avere l’Irpef più bassa d’Italia con l’aliquota fissa allo 0,2%, e si approva l’utilizzo dell’imposta di soggiorno per ridurre la tassa sui rifiuti, che però non scenderà mai davvero fintanto che non si realizzeranno nuovi impianti, e d’altronde l’amministrazione non intende neppure dare mano a realizzarli perché ci si preoccupa invece di dare il benestare a nuove costruzioni edilizie per ingrossare il patrimonio immobiliare di Alia.

Se è vero – com’è vero – che il bilancio di previsione rappresenta la radiografia di una città, allora quello che emerge da questa breve disamina è che siamo ancora davanti ad un bilancio che non ha nessuna intenzione di dotarsi di anticorpi per diventare sempre più indipendente dall’overtourism, e di strumenti per ridurre quelle diseguaglianze socio-economiche a cui una tassazione progressiva e giusta dovrebbe mirare. Un bilancio che non ha una strategia di investimenti a lungo raggio, ma si limita a gestire l’esistente, mettendo sotto al tappeto i problemi, relegandoli al domani, senza considerare che anche il fattore tempo ha a che fare con la sostenibilità delle politiche che si intendono promuovere.

Come noto, come rappresentanti di questo gruppo, per anni abbiamo condotto una battaglia affinché il bilancio comunale fosse più sostenibile, e iniziasse ad avere quegli anticorpi necessari non solo per resistere in caso di calamità disastrose – come quella del covid, che ci auguriamo non si ripeterà mai -, ma anche per prepararsi a scelte più radicali che necessariamente comportano poi rilevanti diminuzioni di poste in entrata nel bilancio comunale. L’azzeramento delle licenze degli Airbnb, sul modello di quanto fatto da Barcellona, percorrendo la strada che avremmo auspicato noi, porterebbe, ad esempio, ad una drastica riduzione delle entrate, al pari di alcune scelte radicali sui bus turistici. Ed invece, per perpetuare la situazione esistente, l’amministrazione comunale fiorentina ha scelto la strada del condono degli appartamenti affittati con quella variante urbanistica che ha pure raddoppiato gli affitti turistici in città; la Regione Toscana, dal canto suo, ha dato agli alberghi la possibilità di usare anche le case per ospitare i turisti, ed entrambe le amministrazioni hanno poi addirittura previsto di rafforzare ancora alcuni centri di sosta dei bus turistici in centro città, come quello sul Lungarno della Zecca, con la riapertura del tunnel per far arrivare in poco tempo i turisti in Oltrarno.

Posi questi temi 5 anni fa, e poi con ancora maggiore forza 4 anni fa, sperando che il covid avesse spinto a rivedere la propria posizione sul fronte delle tasse, ma mi fu risposto – anche animatamente - che Italia Viva non avrebbe mai acconsentito ad una modifica del bilancio sia in chiave più progressiva sia per non gravare in modo cosi preponderante sulle entrate da turismo. Orbene, oggi c’è stato un cambio nella coalizione di governo, ma non vedo conseguenti cambiamenti nell’impostazione del bilancio. Così come d’altronde non vediamo cambiamenti anche su temi di merito (e non solo fiscali) che la nuova coalizione avrebbe dovuto portare con sé. E’ vero, d’altronde, che l’ordine del giorno sull’Irpef progressiva che presentammo a inizio mandato venne bocciato non solo dal PD ma anche dalle nuove forze entrate in coalizione (che, però, dove governano nei comuni contermini a Firenze, applicano diversamente), ma ci saremmo aspettati qualche novità. Possiamo dunque facilmente concludere che era il principale partito di governo della città a non voler apportare nessun cambiamento.

Noi continuiamo a vedere nel sistema di tassazione il fondamento di un patto con la comunità in chiave solidaristica e uno strumento utile per ridurre le diseguaglianze. Un bell’articolo di Ernesto Maria Ruffini pubblicato su “La Stampa” nei giorni scorsi ricordava l’impegno del giovane Matteotti sul fronte delle politiche fiscali, laddove teorizzò (anticipando i principi costituzionali) l’idea del fisco come leva per ridurre le differenze sociali, convinto com’era che “far pagare a tutti i cittadini una stessa cifra o anche richiedere proporzionalmente lo stesso sacrificio economico avrebbe contribuito a perpetuare le stesse disuguaglianze di partenza”.

A Bologna, che ha una dimensione simile a Firenze, l’amministrazione comunale introita ormai da anni 40 milioni di euro in più dall’Irpef, da investire in spesa corrente, in servizi per i cittadini.

Anche in termini di investimenti, per Firenze, il confronto con Bologna, non è gratificante, come hanno ben argomentato due ricercatori universitari sul “Corriere della Sera” un paio di mesi fa. Dall’altra parte della via degli Dei, infatti, gli strumenti e le azioni messe in campo sembrano rispondere a un disegno di lungo periodo. Attraverso la misura dei Piani Integrati Urbani (che Firenze deve ancora depositare), Bologna ha finanziato parte della creazione di un distretto tecnologico specializzato in innovazione digitale e big data di 275.000 m², con residenzialità accessibile, mobilità integrata, un grande parco, 6 ettari di spazi pubblici, l’Università delle Nazioni Unite dedicata alla gestione del cambiamento del habitat, l’integrazione delle funzioni di formazione e ricerca esistenti e la creazione di quelle di accompagnamento alle nuove imprese e startup. Il progetto prevede un investimento pubblico di oltre 1 miliardo di euro che mira a creare una delle più grandi piattaforme della conoscenza in Europa.

Quello che manca, dunque, a Firenze è un progetto di città che preveda una pianificazione degli investimenti in conoscenze e innovazione per promuovere specializzazioni strategiche, integrandole con le funzioni sociali e culturali, in un'ottica di decarbonizzazione e sostenibilità. E il tempo è una variabile fondamentale, sia per l’urgenza di favorire la transizione (o conversione, come scriveva Langer) ecologica, sia perché, una volta che i settori entrano in crisi, si perde, insieme ai redditi, tutta la conoscenza e le competenze incorporate nei lavoratori, nelle aziende e nelle istituzioni. Nel 2023, nel nostro territorio metropolitano il comparto moda è entrato in crisi. Le nuove imprese manifatturiere sono diminuite del 22%, mentre sono aumentate del 16% quelle legate all'alloggio e alla ristorazione. Si osserva un calo in termini assoluti delle startup e delle imprese under 35 e, infine, un numero esiguo di assunzioni ad alto livello di skills (il 13% rispetto al 23% di Bologna).

Se è vero che anche Bologna sta subendo le conseguenze negative dell’aumento del turismo, è altrettanto vero che si sta attrezzando per non rimanerne dipendente. Firenze, invece, rischia di diventare sempre più dipendente dai redditi generati dall’overtourism, rimanendo intrappolata nel circolo vizioso che questo fenomeno porta con sé.

Per trovare la giusta via, occorre innanzitutto ripartire dall’ascolto e dalla partecipazione. Su questo fronte, avevamo con piacere letto che un obiettivo dell’amministrazione era quello di avviare il bilancio partecipato insieme ai Quartieri, che era un punto del programma di mandato di Firenze Democratica, ma non abbiamo visto traccia di tutto ciò né in questa delibera (che la Sindaca – che si è tenuta le deleghe a bilancio e decentramento – non ha neppure presentato nei Quartieri), né negli investimenti, così come non abbiamo visto traccia in questo bilancio della Fondazione di Innovazione Civica, che proprio a Bologna ha rappresentato un tassello importante di sviluppo e di strategia per migliorare il dialogo con i cittadini. E sul fronte del dialogo con i cittadini, ci dispiace che l’ufficio comunicazione sia stato di fatto smantellato, perché la comunicazione è un aspetto importante nel governo di un territorio: basta vedere il disastro comunicativo che si è consumato per le vetrofanie: non abbiamo visto un solo volantino dare migliori informazioni ai cittadini (e neppure un post della sindaca), ma d’altronde le risorse pubbliche vengono spese da questa amministrazione – come dalla precedente - non tanto per dare informazioni ai cittadini e lanciare campagne di comunicazione, ma per promuovere la figura del sindaco. L’oggetto della comunicazione è cioè il politico e non l’informazione utile per il cittadino. Ci auguriamo anche in questo una rivoluzione copernicana, dove siano i cittadini di Firenze al centro del bilancio, come contribuenti e come destinatari delle risorse comunali”. (s.spa.)

Scroll to top of the page