Comunicazione sulle vele che attaccano il diritto delle donne a interrompere la gravidanza
“Sul territorio fiorentino hanno circolato alcune cosiddette vele che danno voce ad un attacco insopportabile a ciò che la nostra legge riconosce come diritto fondamentale, ovverosia il diritto di una donna di scegliere l’interruzione di una gravidanza. Le organizzazioni che hanno finanziato questa campagna nazionale, di fatto invitano a non rispettare una legge dello Stato, attaccano i sanitari che aiutano le donne e istigano all’odio.
L’ultimo e grave episodio di stigmatizzazione della scelta di abortire è quello portato alla luce da una donna romana – ha spiegato la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – che sette mesi dopo aver subìto un aborto terapeutico scoprì che il feto era stato inumato al cimitero Flaminio senza alcun consenso. Questo era stato sepolto con una croce e sulla croce era stato scritto il nome della donna, a violazione delle più elementari norme sulla privacy.
Anche in Italia le donne non hanno pari diritti ed opportunità: sono vittime di violenza domestica, stupro e femminicidio, spesso vengono private dei loro figli in base alla negazione della violenza subita e alla falsa e inesistente teoria dell’alienazione parentale, soffrono una sottorappresentanza nelle istituzioni, nella condivisione del potere, il tasso di occupazione femminile è crollato di nuovo al di sotto del 50%, tra i più bassi d’Europa . Le donne italiane continuano a trovare limiti all’autodeterminazione delle scelte riproduttive e devono farsi carico di gran parte dei lavori di cura.
Come abbiamo ascoltato sulla vicenda fiorentina, l’assessora Albanese è già intervenuta, in altre città Sindaci e Assessori hanno fatto rimuovere i manifesti della campagna, io auspico che sia possibile impedire a queste vele di circolare sul territorio del comune di Firenze. Un consigliere di questo consesso ha usato parole impronunciabili per attaccare in modo cattivo e feroce il diritto delle donne a interrompere la gravidanza con il ricorso alla pillola abortiva Ru486, un diritto ripeto sancito da una legge delle Stato che evidentemente il consigliere si prende al libertà di non rispettare e qui si mette gravemente in dubbio la possibilità di rappresentare le istituzioni di quello stesso Stato che tale legge ha nel proprio ordinamento. La legge 194 è norma del nostro ordinamento, deve essere rispettata e fatta attuare.
Ritengo grave quanto sta accadendo perché questa campagna è anche in aperta opposizione ad una delibera della regione Toscana che ha favorito il ricorso alla Ru 486 quale metodo meno invasivo e meno traumatico per l'interruzione di gravidanza.
Questi manifesti sono veicolo di una comunicazione meschina, che racconta falsità. Riteniamo grave e inaccettabile una comunicazione di questo genere che disinforma e colpevolizza in modo violento le donne. Su questi temi dobbiamo fare informazione vera e investire in servizi di prevenzione e in attività educative che coinvolgano anche le più giovani generazioni.
Le norme sul diritto all’aborto sono quelle che per prime vengono messe sotto attacco dai governi di destra estrema eletti in Europa e nel mondo. Le donne fanno paura, sono percepite come sovvertitrici dell’ordine patriarcale precostituto e di quell’immaginario che percepisce come oggetti i loro corpi che devono accettare di essere meri contenitori. La reificazione delle persone, delle donne è la fantasia che ha condotto agli orrori nazisti e è il motore primo delle violenze contro le donne, in particolare dei femminicidi. Ogni volta che si attaccano i diritti delle donne, si attaccano i diritti di tutti. I gap di rappresentanza che noi donne italiane dobbiamo ancora subire, e che relegano il nostro paese al penultimo punto in europea in relazione all’equilibrio di genere e al settantasettesimo posto a livello mondiale, sono gap di democrazia e di opportunità di sviluppo per tutti e tutte. Joni Seager nell’introduzione all’Atlante delle donne scrive «L’importanza delle conquiste degli ultimi decenni non deve essere sottovalutata, anche se la lista di “storie di successo” è breve in modo scoraggiante. Le persone lontane dal femminismo credono che le femministe siano arrabbiate e a loro rispondo: “Sì ogni tanto lo siamo!”, anche se, in verità, c’è molto per cui essere arrabbiate». (s.spa.)