Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione): “Approvata risoluzione per un affidamento giusto a protezione di bambine e bambini dalla violenza domestica”

“Oggi il Consiglio comunale di Firenze ha preso chiaramente posizione affinché nei procedimenti giudiziari e nelle procedure che si attivano a tutela di donne e bambini vittime di violenza domestica – spiega la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – non ci sia l’uso strumentale di teorie e dottrine prive delle necessarie evidenze scientifiche come la Sindrome di alienazione parentale, troppo spesso ancora oggi utilizzata per motivare l’allontanamento di bambine e bambini dal genitore, solitamente la madre che denuncia e tenta di proteggerli da un contesto di violenza domestica.
La Risoluzione che ho presentato insieme al consigliere Renzo Pampaloni – aggiunge Donata Bianchi – e che in Commissione e poi in aula ha trovato un più ampio consenso, fa proprie alcune delle principali conclusioni della Commissione sul Femminicidio e pone al centro dell’attenzione i diritti delle bambine e dei bambini a essere ascoltati, chiedendo tra le altre cose che siano introdotti meccanismi (pena la nullità del procedimento) che facilitino, in modo appropriato, l’ascolto diretto del minorenne da parte del giudice, passaggio che rimane uno strumento indispensabile affinché si possa maturare un autonomo convincimento sui fatti; chiede che l’ascolto – con adeguate garanzie – sia la regola, cui si possa derogare solo in presenza di comprovato grave pregiudizio per il bambino o la bambina; che nei corsi universitari per le carriere di figure professionali di magistrati, avvocati, psicologi, assistenti sociali siano introdotte come materia obbligatorie le tematiche legate alla violenza domestica e di genere e all’ascolto del minore con particolare riferimento alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l’11 maggio 2011 e resa esecutiva dalla legge 27 giugno 2013, n. 77, nonché in materia di ascolto e trattamento dei minorenni nei procedimenti giudiziari. Si chiede altresì con forza che sia posto un freno all’insegnamento strumentale di teorie e dottrine prive delle necessarie evidenze scientifiche o comunque fondate su pregiudizi o stereotipi e si escluda la possibilità di motivare la decadenza dalla responsabilità genitoriale sulla base di sindromi prive delle necessarie evidenze scientifiche. Questo atto – conclude la presidente Donata Bianchi – afferma l’esigenza imprescindibile di porre al centro degli interventi un’attenta valutazione dell’esperienza del bambino e della bambina, un criterio che dovrebbe guidare gli interventi giudiziari e dei servizi anche nelle situazioni di separazione altamente conflittuale, situazioni che certamente dal punto di vista degli adulti hanno caratteristiche diverse da quelle di violenza domestica. Alcuni dei dati disponibili ci indicano che nella maggioranza dei casi le donne che si rivolgono al numero nazionale antiviolenza hanno figli minorenni e che questi in 9 casi su 10 hanno assistito alla violenza e circa un quinto l’ha subita non solo nella forma di violenza assistita ma anche direttamente come violenza fisica. Per molte donne denunciare significa essere esposte ad una nuova traumatizzazione e al rischio di vedersi sottrarre i figli e le figlie sulla base di teorie e dottrine prive delle necessarie evidenze scientifiche, questo produce violenza istituzionale e lascia privi di protezione bambine e bambini, non possiamo accettarlo”. (s.spa.)

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