Fratelli d’Italia: "Scongiurare un nuovo 4 novembre '66 si può, ma con interventi seri e una revisione complessiva del sistema idraulico"

Il coordinatore cittadino Cellai, il consigliere regionale Capecchi, Gemelli (Città Metropolitana) e il gruppo consiliare a Palazzo Vecchio: “In ritardo di un decennio per la realizzazione delle casse di espansione, mentre a Firenze si spendono 14 milioni per opere minimali”

“Non ci interessa fare polemica nel giorno della commemorazione dell’alluvione del 4 novembre 1966, ma proprio per onorare la memoria di chi morì e di chi perse tutto in quel tragico evento, fare chiarezza sugli interventi per la messa in sicurezza dell'Arno. Se qualcuno ha strumentalizzato quella tragedia è proprio chi ha fatto negli anni annunci su annunci circa la conclusione dei lavori ancora da eseguire”. Lo hanno dichiarato nel corso di una conferenza stampa il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia con il consigliere regionale Alessandro Capecchi, il consigliere della Città Metropolitana Claudio Gemelli e tutto il gruppo consiliare del partito a Palazzo Vecchio.

“Parliamo ad esempio delle casse di espansione Pizziconi, Restone, Prulli, Leccio etc., in ritardo di un decennio e con costi quadruplicati. E cosa dire dell'intervento da 14 milioni su Firenze grazie ai fondi PNRR, che ha un suo eventuale perché solo dopo il completamento degli interventi a monte, come indicato nella relazione tecnica del progetto stesso. Un dato reso evidente, del resto, anche dagli eventi sempre più estremi di cui la strage di Valencia è solo l’ultimo esempio. Queste paratie e spallette, oltre ade essere antiestetiche per una città come Firenze, risultano anche ridicole nel 2024” aggiungono gli esponenti del partito di Giorgia Meloni. 

“È un intervento di messa in sicurezza / emergenza degli abitati – si legge nella relazione tecnica del progetto –, emergenza che prevede una serie di opere da realizzarsi in circa 5 km tra Nave a Rovezzano e Ponte Santa Trinita. Verranno realizzate opere fisse, come i nuovi argini in terra e i muri di contenimento in cemento armato, e opere fisse manovrabili, quali sistemi di chiusura dei varchi con portellone in acciaio corten a tenuta stagna da manovrare in caso di eventi significativi. Questa seconda tipologia sarà posizionata, ad esempio, in via Villamagna, in via Fabrizio De André e in zona Hotel Ville sull’Arno e sul torrente Affrico. Saranno inoltre realizzate opere da attivare in caso di allerta, si tratta dei cosiddetti “panconi”. Nei tratti di lungarno Diaz, lungarno delle Grazie e lungarno Acciaiuoli è, invece, previsto il consolidamento dei muraglioni d’argine, il rifacimento delle spallette e, sugli ultimi due, la predisposizione di barriere temporanee in caso di necessità, con alloggiamenti in acciaio inox da mantenere efficienti con pulizia annuale. Per quanto riguarda la risistemazione degli argini in terra, sarà effettuata nel tratto da Rovezzano all’Anconella”.

“I consiglieri di Fratelli d’Italia, né in Comune né in Città Metropolitana, hanno mai potuto vedere né una riga né un'immagine di questo progetto, eppure i cantieri sono già allestiti, vedi Ponte alle Grazie.

L'autorità di Bacino si è espressa pubblicamente sull'intervento evidenziando due aspetti essenziali: 

1. l'aumento dei rischi a valle di altri comuni in conseguenza dell'intervento (particolarmente Scandicci, Campi e Sesto) 

2. la scelta della Regione di considerare a 250 mt sul livello del mare la quota di massima regolazione dell'invaso di Bilancino anziché a quella di 252 mt considerata dall'Autorità da cui derivano differenti scenari di rischio.

In merito ai rilievi mossi dall'autorità di Bacino non abbiamo letto alcuna risposta da parte della Regione. Non sarebbe il caso di fare chiarezza? Non andrebbero coinvolti i Consigli Comunali dei comuni interessati direttamente e indirettamente dai lavori?

C'è infine una sacrosanta questione di decoro/estetica di Firenze. Perché, oltre alle spallette rialzate ci sono i muri nuovi e le barriere fisse di altezza: 1,10 metri di cui alle immagini allegate.

Senza dimenticare che ci saranno punti come Borgo San Jacopo a cui toccherà ai privati pagarsi le paratie (chiusura con porta a tenuta stagna) e che non è chiaro chi, in caso di emergenza, dovrebbe occuparsi del montaggio di tutto il sistema di emergenza” sostengono gli esponenti di FdI.

E poi, il terzo giardino sull’Arno è un pericolo? Proprio nel Consiglio comunale di oggi il consigliere Draghi ha presentato un question time per evidenziare i pericoli che potrebbero derivare dal cosiddetto terzo giardino sull’Arno, chiedendo all’amministrazione quali azioni l’amministrazione comunale intende intraprendere presso gli Organi a cui compete la gestione dell’Arno al fine di ridurre la quantità di inerti depositati nel terzo giardino, in modo tale da ridurre il rischio idraulico per il Centro Storico, e se è intenzionata a dare ad ARPAT il comito di verificare, mediante carotaggi e prelievo di campioni, la presenza di eventuali sostanze inquinanti.

"L’alluvione dello scorso anno ha fatto comprendere alla Regione Toscana che il contenimento del rischio idraulico è una priorità, ma purtroppo Giani è in ritardo di anni. Il sistema di casse d’espansione del Valdarno doveva essere concluso nel 2014, invece oggi deve ancora essere completato il terzo lotto di Pizziconi mentre le casse d’espansione di Restone, Prulli e Leccio sono appena state appaltate o sono ancora in fase di progettazione. Questo ritardo ha determinato un aumento dei costi dell’opera tanto che il Governo, tramite il Mase, sta facendo una istruttoria tecnica per aumentare gli stanziamenti che dovrebbero ammontare a circa 86 milioni di euro. La verità è che se oggi l’Arno raggiungesse la piena del 1966 la città non sarebbe in sicurezza, tanto da aver portato la Regione Toscana a finanziare il progetto delle spallette sull’Arno con i fondi del Pnrr, un sistema che però non tiene conto della sicurezza dei comuni della Piana.

A proposito dell’alluvione dello scorso anno che ha riguardato anche la provincia di Firenze, Giani non sta tenendo in dovuta considerazione il fatto che ha coinvolto il reticolo minore e ha visto la rottura degli argini. Ciò significa che le istituzioni non hanno fatto il loro dovere nell’opera di manutenzione e gestione ordinaria di questa parte del territorio. Di fronte a questo abbiamo riscontrato tre tipi di problemi. Il primo è che non c’è una mappatura delle infrastrutture del servizio idrico che vanno a intercettare o producono effetti sul demanio idrico (gore, corsi d’acqua, rii e opere di regimazione). Il secondo problema è che i soggetti che si occupano di manutenzione idraulica, cioè i Consorzi di Bonifica, sono visti dal Pd come un mero strumento politico, tantoché il governatore Giani ha pubblicamente espresso il suo sostegno per una lista candidatasi alle recenti elezioni dei Consorzi.

Il terzo problema è che la nostra Regione ha una superficie boscata di un milione di ettari, pari al 47% del territorio regionale, ma negli ultimi 10 anni si è ridotto il numero di operai forestali regionali che svolgono un importantissimo lavoro di messa in sicurezza del territorio, che sono passati da mille a 400 unità.

Il piano di sicurezza idraulica presentato dal governatore non è un piano, ma un tentativo di colmare il ritardo clamoroso con cui la Regione ha gestito e sta gestendo il rischio.  Prima di reclamare ulteriori risorse dal Governo, il governatore dovrebbe risolvere i problemi di gestione e manutenzione del reticolo minore che, ad oggi, è quello che sta dando più problemi. Occorrerebbero meno conferenze stampa da parte del Presidente Giani, è più collaborazione con il Governo” nota Capecchi, che è anche vicepresidente della Commissione Ambiente.

“Non è così che si può pensare di mettere il territorio in sicurezza da nuove alluvioni. Fratelli d’Italia ha le idee chiare su cosa serva davvero fare. I soldi ci sono, manca la serietà degli amministratori. Per fare un esempio, con la legge 41 del 2018, la Regione ha scaricato sui comuni la gestione di gore, torrenti tombati e fognature che sono proprio quelli che vanno in tilt in caso di precipitazioni eccezionali. Da rivedere è anche la gestione delle acque basse e dei consorzi di bonifica. Se saremo al governo della Regione dall’anno prossimo ci rimboccheremo le maniche e realizzeremo una revisione complessiva del sistema idraulico” concludono. (fdr)

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