"La mattanza contro le donne non si ferma nemmeno alla vigilia della ricorrenza.
A Firenze una giovane donna, Sabato scorso, è stata strangolata dal suo compagno e altri casi di violenza si sono verificati a Genova, Napoli, Bologna, Rimini e Bari.
A fronte della diminuzione di reati e delitti, la violenza maschile contro le donne non si arresta.
I numeri sono impietosi.
Nel 2018 sono già state uccise 106 donne, una ogni 72 ore, una donna ogni due o tre giorni.
I femminicidi sono solo la punta dell’iceberg, la violenza è fatta di maltrattamenti, umiliazioni, pressione psicologica, nei posti di lavoro, discriminazioni in base al sesso, nei linguaggi, sui media, sulla carta stampata e nella maggior parte dei casi resta nel sommerso e sfugge alle statistiche.
La violenza maschile contro le donne non è un fenomeno emergenziale ma strutturale, è sistemica e attraversa tutte le fasi della vita della donna, non ha confini, non ha ceto sociale, etnia, religione, è insita nel modello patriarcale che non riconosce la libertà delle donne ad autodeterminarsi.
C’è chi vorrebbe dare una connotazione razzista ad alcuni stupri che si sono verificati ma uno stupro è uno stupro e non è classificabile in base al colore della pelle perché a farlo è sempre un uomo.
I dati ci confermano che la violenza avviene per la maggior parte dei casi in ambito domestico, per mano di mariti, ex mariti o fidanzati.
Ed è quando le donne decidono di non sottomettersi e accettare rapporti che non vogliono più che la violenza maschile nei loro confronti aumenta e raggiunge livelli alti di recrudescenza.
Questa rappresentazione necessiterebbe di azioni concrete per invertire la rotta.
Le leggi per tutelare le donne ci sarebbero ma non vengono applicate. Il rapporto dell’organismo indipendente del Consiglio d’Europa dice che in Italia mancano posti letto, politiche di prevenzione, fondi, preparazione del personale socio sanitario e delle forze dell’ordine, investimenti sulla cultura della parità di genere.
Dei 40 milioni assegnati per il contrasto alla violenza di genere solo lo 0,02% è andato ai centri specializzati e il Governo taglia il 2,7% dei finanziamenti.
Se la violenza non è un’emergenza ma è strutturale occorrono azioni strutturali che diventino una priorità da parte delle istituzioni tutte ognuna per la loro competenza.
Occorre agire sulla prevenzione, la formazione, l’educazione e la protezione. Occorre proteggere loro e i figli che insieme alle madri, assistono e subiscono la violenza senza poter fare niente.
Gran parte dei femminicidi sono di donne che pur avendo denunciato e segnalato le violenze non sono state ascoltate. I dati ci dicono che nel 44% dei casi la donna aveva denunciato l’autore delle violenze senza ottenere una protezione idonea a salvarle la vita.
Sostegno e maggiori finanziamenti ai Centri Antiviolenza perché hanno un ruolo fondamentale per l’emersione e l’uscita delle donne dal tunnel della violenza. Artemisia, unico centro antiviolenza accreditato con 2 case rifugio, 11 sportelli di ascolto sul territorio, svolge attività di accoglienza, ospitalità, protezione accompagnamento nella riacquisizione della fiducia e dell’autostima, sostegno legale, all’autonomia economica, interventi nelle scuole. per questo è importante mantenere la continuità si questi interventi con risorse certe, in tempi certi e che i finanziamenti messi a disposizione dal Piano Straordinario non si disperdano in una miriade di progetti improvvisati a soggetti che si occupano di altro come risulta dall’esame dei dati dell’ultimo bando del Dipartimento per le Pari Opportunità.
Purtroppo le politiche che si stanno delineando vanno in tutt’altra direzione.
Il Disegno di legge Pillon che introduce la mediazione familiare obbligatoria nelle separazioni viola la Convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia nel 2013, fa dei figli un elemento di contesa. Se dovesse essere approvato metterebbe in serio pericolo le donne e renderebbe inefficace l’attività dei Centri Antiviolenza.
La nomina di Pillon alla vicepresidenza della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e quella di Stefania Pucciarelli alla Commissione Diritti Umani ci dicono in che direzione si muoverà questo governo in materia di donne, bambini e diritti.
La Mozione di Verona e le iniziative contro l’aborto, Legge dello Stato, che si stanno intensificando nel Paese, vogliono far tornare le donne all’aborto clandestino e limitare la loro libertà.
Sabato scorso, a Roma, NonUnaDiMeno, con alla testa del corteo i Centri Antiviolenza, ha chiamato a raccolta migliaia e migliaia di donne che hanno sfilato per le strade della città per dire NO alla politica della violenza che è in atto nel Paese e per impedire che si facciano passi indietro sulle conquiste fin qui faticosamente raggiunte.
Le donne non permetteranno che si torni al Medioevo perché la libertà delle donne è la libertà di tutti". (fdr)