Torselli, Xekalos, Cellai e Tenerani: “Una strada intitolata a Norma Cossetto, una a don Stefani e una targa in Sant’Orsola per ricordare gli esuli istriani arrivati a Firenze”
“Ci sono voluti ben 15 anni, ma alla fine, l’onta di aver relegato il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano, fiumano e dalmata ad un orribile parcheggio, oggi per giunta quasi inaccessibile, alla fine di Viale Milton, è stata cancellata”. Il consiglio comunale, infatti, ha approvato due ordini del giorno, presentati da Francesco Torselli, Arianna Xekalos, Jacopo Cellai e Mario Tenerani, per intitolare due luoghi importanti della città alla memoria di Norma Cossetto e di Don Stefani, oltre ad apporre una lapide, in quella che sarà Sant’Orsola recuperata, agli esuli istriani, dalmati e giuliani che, proprio li, trovarono ricovero una volta giunti a Firenze per sfuggire alla pulizia etnica titina”.
“Finalmente - hanno fatto sapere i consiglieri di Fratelli d’Italia, Firenze in Movimento e Forza Italia - esisteranno dei veri luoghi del ricordo del dramma delle foibe anche a Firenze. Luoghi dove, passeggiando, i bambini potranno chiedere ai loro genitori o ai loro nonni: ‘chi era Norma Cossetto?’ e conoscere la storia della giovane studentessa istriana arrestata, violentata, torturata e infoibata dai partigiani jugoslavi ed italiani nell’autunno del 1943”.
“Ci resta soltanto un rammarico - hanno concluso Torselli, Xekalos, Cellai e Tenerani - ovvero quello di aver visto, in consiglio comunale, il Partito Democratico, supportato dalla solita sinistra negazionista, arrampicarsi sugli specchi per rinviare la votazione di un altro nostro ordine del giorno: quello che chiedeva il supporto del Sindaco Nardella alla proposta di legge presentata in Parlamento da Fratelli d’Italia e Forza Italia per consentire la revoca della ‘Croce di Gran Cavaliere della Repubblica Italiana’ al maresciallo Tito. Evidentemente, contro uno dei peggiori emblemi del comunismo del secondo dopoguerra, il Partito Democratico non è ancora pronto a votare. Peccato”. (fdr)