Il presidente del Consiglio comunale Luca Milani ha ricordato Domenico Luppino, imprenditore che ha contrastato il malaffare in Calabria

“Il 23 maggio del 1992, una bomba uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Poche settimane dopo, il 19 luglio, una bomba scoppierà in via D’Amelio, uccidendo il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta.

Sono passati di 29 anni ed è il momento del ricordo, ma mi sento in dovere – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – ricordare anche Domenico Luppino, che si è spento in questi giorni a Firenze in seguito ad una inesorabile malattia.

Domenico Luppino, imprenditore agricolo della piana di Gioia Tauro. Sindaco nel 2002 di Sinopoli ha iniziato a contrastare il malaffare delle cosche del clan Alvaro pensando solo al bene della propria comunità incurante delle tante minacce e atti intimidatori, compreso quello di far saltare in area la tomba del padre. Visto che non cedeva alle intimidazioni, è stato costretto ad arrendersi davanti alle dimissioni in massa di buona parte del Consiglio comunale che avrebbe dovuto sostenerlo.

Con una cooperativa di giovani si mette quindi a coltivare i terreni confiscati alla malavita, ma a questo punto scatta la sua condanna a morte. È costretto quindi a vivere lontano dalla sua casa, lontano dalla sua famiglia e scortato 24 ore al giorno.

Un sentito cordoglio alla moglie e ai due figli dal Consiglio comunale di Firenze. Ho sentito Enzo Infantino di Palmi, amico del nostro Consiglio comunale che mi ha rappresentato un uomo, un marito e un padre – ha concluso il presidente del consiglio comunale Luca Milani – di grande spessore che ha anteposto il riscatto della propria terra, il bene comune del suo paese alla sua incolumità”. (s.spa.)

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