Letizia Perini (Vice Capogruppo PD): “E' stata l’occasione per ricordare che il Monte Giovi – luogo fisico di confine tra i comuni della Valdisieve e del Mugello – è stato, ed è tuttora, luogo di incontro tra generazioni di giovani che hanno combattuto insieme per i valori della libertà”
“Il Monte Giovi, per la sua posizione strategica e per la vicinanza a Firenze, divenne, soprattutto dopo l’8 settembre 1943, uno dei centri del movimento partigiano toscano che da qui si allargò nelle zone montane attigue come il monte Morello, i monti della Calvana, il Pratomagno, l'Appennino dal Falterona al passo della Futa; ivi si costituirono e agirono la formazione Gruppo Acone, le divisioni Potente (brigata Caiani) e Garibaldi (brigata Stella Rossa, poi Faliero Pucci), la divisione Jugoslavia, e le brigate Lanciotto, Checcucci e Lavacchini che poterono contare nella loro azione di resistenza sul pieno appoggio delle popolazioni locali.
La manifestazione, organizzata con l’ANPI comitato Provinciale, i Comuni che hanno i propri confini sul Monte Giovi, la Città di Firenze e le due Unioni di Comuni della zona, nonché il contributo della Città Metropolitana e della Regione Toscana stessa si articola – spiega la Vice Capogruppo del Partito Democratico Letizia Perini che ha rappresentato l'amministrazione comunale di Firenze – tradizionalmente in due giorni, il sabato pomeriggio momento di aggregazione con spettacoli che durano fino a tarda sera, e la domenica, giornata dedicata alle commemorazioni e alle orazioni ufficiali, durante la quale le autorità insieme al Partigiano Lampino hanno deposto le corone sui tre monumenti presenti sul monte dedicati ai giovani partigiani caduti”.
A conclusione della mattinata commemorativa sono intervenuti, oltre alla Vice Capogruppo del Partito Democratico in Palazzo Vecchio Serena Perini, la sindaca di Pontassieve Monica Marini, la consigliera regionale Serena Spinelli, un rappresentante dell'ANPI provinciale, Giuseppe Matulli dell'Istituto Storico della Resistenza ed il Partigiano Lampino. (s.spa.)
Questo l'intervento della Vice Capogruppo PD Letizia Perini:
“È un onore per me essere qui oggi, per due motivi principali: il primo è quello di trovarmi a rappresentare la città di Firenze, che mi auspico continui a rimanere in prima linea ogni qual volta ci sia da ricordare valori come resistenza e antifascismo. E il secondo motivo è quello di rappresentare tutto il mondo dei giovani che vivono con meraviglia l’idea che le loro città siano state liberate dal fascismo solamente una 70ina di anni fa. Abbiamo avuto la fortuna di studiare sui nostri libri di storia tutte le cose più o meno aberranti che ha dovuto vivere il nostro paese, e questo però ci ha sì reso più consapevoli, ma al contempo si è creato un distacco tra la nostra generazione e la storia del nostro paese; è nata in noi la sensazione che quelle cose non potessero succedere più. Che una volta scritti nero su bianco il mondo non avrebbe fatto nuovamente gli stessi errori. È per questo che sono importanti i momenti come quello che stiamo vivendo qui oggi, in un luogo emblematico poiché al centro dei nostri territori. Sono importanti perché le foglie, le pietre e la terra che mi circonda mi raccontano cosa è stato vissuto, non molto tempo fa, da cittadini come me; mi rendono reale tutto ciò che ho solo potuto leggere ed apprendere; mi fanno toccare con mano la storia del mio paese, scritta da ragazze e ragazzi che hanno messo davanti alla loro vita il bene comune.
Il grazie più grande va a loro, che hanno calpestato le terre che oggi ci circondano, avendo ben fissata nella mente l’idea della società del futuro che avrebbero voluto: una società libera e democratica.
Mi preme rivolgere in questo momento un pensiero a Liliana Benvenuti, detta Angela, che ci ha lasciati all’inizio del mese scorso, coraggiosa partigiana che ha passato ogni giorno della sua vita a ricordarci l’importanza di valori come libertà e democrazia; se siamo qui oggi, a rappresentare le nostre città, lo dobbiamo anche a lei.
Per quello che negli ultimi tempi stiamo vivendo e sentendo, è nostro compito domandarsi ogni giorno “ma io che società voglio costruire?”. Momenti come questo, in cui si ricordano tutti coloro che hanno lottato per il loro e per i nostro futuro, devono servire a mantenere alta l’attenzione sulla salvaguardia della nostra amata democrazia, e sul mantenimento di tutte quelle politiche di solidarietà, di antidiscriminazione e di attenzione verso i più fragili, che devono continuare ad essere il perno delle nostre scelte amministrative. Mantenere alta l’attenzione non significa vivere di allarmismi, ma piuttosto non rimanere indifferenti, vivendo con la certezza che ciò che è accaduto 80 anni fa, non possa succedere nuovamente.
Dopo queste mie parole non vorrei che passasse però un messaggio di paura e di inquietudine; bensì quello che mi preme lasciare sono parole di speranza: il bagaglio culturale che abbiamo ci aiuterà a capire l’importanza dell’inclusione, della solidarietà e della libertà, a discapito di parole come esclusione, egoismo e oppressione. Un paese cresce solo quando si riesce a percepire i problemi degli altri come nostri, e ad uscirne tutti quanti insieme”.