“La recente sentenza del TAR del Lazio, le proposte di Legge Regionale e la presa di posizione della Commissione Europea aprono nuovi scenari”
Questa la dichiarazione di Miriam Amato, consigliera aderente a Potere al Popolo
“Forse anche il Partito Democratico inizia a rendersi conto che incenerire i rifiuti è una pratica costosa, inutile e dannosa. Da qui le due proposte di legge regionali a firma Pd, per introdurre l’economia sostenibile tra i principi fondanti dello Statuto regionale, che coinvolge anche la gestione dei rifiuti.
L'assessore Bettini ribadisce che l'amministrazione si pronuncerà solo al momento in cui la Regione presenterà un piano di gestione dei rifiuti alternativo, con l'analisi dei costi.
In questi anni in Palazzo Vecchio la maggioranza è rimasta sorda, anche davanti alle numerose evidenze scientifiche, rispetto alle probabili ricadute per il territorio, l’allevamento, l’agricoltura e la popolazione. Anzi per contro ha accolto con gioia il cosiddetto “Sblocca Italia”, in particolare l’art.35, con cui il Governo pensava di imporre la costruzione di nuovi inceneritori su tutto il territorio nazionale e sul quale si è pronunciato il Tar del Lazio, lo scorso 8 maggio, accogliendo il ricorso del Forum Ambientalista e delle Mamme no inceneritore, curato dall’avvocato Claudio Tamburini, storico rappresentante dei Comitati della Piana, aprendo così nuovi scenari. Infatti viene sospeso il giudizio contro il DPCM attuativo dell’articolo 35 (il cosiddetto Sblocca Italia) e rimandata alla Corte di Giustizia Europea la decisione in merito al mancato rispetto dei principi di tutela ambientale. Una sentenza, che va inquadrata anche in base alle ultime considerazioni sia ambientali, che di carattere economico della Commissione Europea (comunicazione ufficiale del 26/01/2017 “The role of waste-to-energy in the circular economy”), che suggerisce ai Paesi che come l'Italia hanno molti inceneritori di: adottare una tassazione sull’incenerimento; terminare i sussidi agli inceneritori; mettere in atto una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori; spegnere progressivamente quelli esistenti. Vi è un forte mandato alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ai Paesi membri di rivedere i rispettivi finanziamenti: ridurre le quote destinate all’incenerimento e aumentare quelle per i più alti livelli della gerarchia di gestione dei rifiuti (riduzione, riutilizzo e recupero, riciclo), in coerenza col Pacchetto dell’Economia Circolare del 2/12/2015.Quindi ci aspettiamo che si possa mettere la parola fine all’inceneritore di Case Passerini, il cui impatto è ampiamente sottostimato. Un impianto che, se costruito, potrebbe emettere tonnellate di particolato, in gran parte PM 2,5. Il particolato secondario, che non è stato preso in considerazione, poiché non previsto dalla normativa, nello Studio di Incidenza Ambientale legato all’inceneritore fiorentino; stiamo parlando di enormi quantità per lo più di PM10 e PM2,5-PM1, immesse ogni anno in ambiente, i più pericolosi per la salute, come attesta l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).
Gli inceneritori escludono il concetto di “economia circolare”. Una volta costruiti devono essere alimentati per decine di anni con grandissime quantità di rifiuti, impedendo riduzione, riuso e riciclo dei materiali, con una “caccia” ai rifiuti che comporterebbe un aggravio del traffico pesante e incertezza sulla tipologia dei rifiuti bruciati. Non eliminano il problema delle discariche: ceneri e altri rifiuti tossici prodotti vanno smaltiti nelle discariche per rifiuti speciali, più costose e pericolose. Inoltre, visto la crisi occupazionale nel nostro Paese, va rilevato che la costruzione e l’esercizio di un inceneritore determina un livello occupazionale inferiore rispetto al personale impiegato nelle industrie del riciclaggio dei materiali”. (s.spa.)