“Il caso dell’insegnante licenziata deve far riflettere. Occorre educare la comunità alla sessualità”
“Loro stanno insieme e si scambiano video dal contenuto sensibile. Poi si lasciano e Lui inoltra i video erotici della ex nei gruppi whatsapp, dando il via a una catena di condivisioni, giudizi e condanne che porta al licenziamento della donna. Ora, la vicenda di per sé è di natura giudiziaria – ha detto nel corso di una comunicazione in Consiglio comunale la presidente della Commissione Istruzione, Lavoro e Formazione Laura Sparavigna – ma il fatto che il video sia in cima alle classifiche per numero di visualizzazioni su molte piattaforme è impressionante. Smettiamola di giudicare le donne per come esercitano la propria libertà sessuale e affettiva: una lavoratrice deve esser valutata per come lavora non per come vive. Il punto non è sentenziare sulla condivisione di proprie foto/video ma sulla condivisione da terzi ad altri senza il proprio consenso, perché questo è reato. #revengeporn.
Telegram e whatsapp sono i campi d’azione principali: c’è chi pensa di fare una goliardata e chi vuole solo vendicarsi per una relazione finita. Si condividono foto e video di ragazze, materiale privato, magari fatto insieme in una serata di spensieratezza o inviate per colmare la distanza. Da lì inizia una condivisione infinita. Spesso, i ragazzi che girano questi file nei vari gruppi neanche sanno chi siano quelle persone, lo fanno così, per stupidità, senza pensare alle conseguenze di quel gesto. Questo è il revenge porn “mainstream” quello tradizionale, se così si può dire.
A volte è peggio. Dopo quelli che lo fanno per “scherzo” o per “vendetta” ci sono quelli che lo fanno per piacere. Così si scopre che i gruppi telegram/whatsapp sono solo la punta dell'iceberg.
Ci sono forum che hanno regolamenti propri, punti da rispettare: dal come pubblicare a come inserire i titoli dello scatto. Pubblicare cosa? Foto di mogli, di figlie, di amiche, di cognate, di sorelle, di sconosciute, ognuna spiattellata sul forum in pasto ai commenti e alle perversioni degli utenti che lo frequentano. Foto fatte di nascosto o magari, come nel caso della maestra, inviata al fidanzato per farlo contento.
Il revenge porn è un reato che riconosce una forma di violenza subdola e psicologica che impatta sulla vita in maniera violentissima e indelebile. Spesso si accusano le giovani vittime di ingenuità, anzichè concentrarsi sui “+ adulti condivisori”.
Serve educazione digitale per consapevolizzare ogni persona di ogni età sulla rete, sui social, su whatsapp. Sulle sue regole, sui rischi e sulle conseguenze penali e sociali di un errato uso.
Serve educazione alla sessualità e all’affettività perché ognuno, nel rispetto reciproco, deve poter godere del proprio corpo come vuole. Non come altri ritengono opportuno e corretto.
Non serve negare i fatti o chiudersi nei taboo. Serve – ha concluso la presidente Laura Sparavigna – affrontare la realtà ed educare la comunità”. (s.spa.)