Luca Milani (Capogruppo PD): “Strike day e botte”

Queste le dichiarazioni del capogruppo del Partito Democratico Luca Milani in Consiglio comunale

 

“Mi chiamo Idrees Ali, sono pakistano lavoro tutti i giorni, per 4 euro l’ora.

Inizia così l’articolo del Corriere Fiorentino di venerdì scorso, dopo l’aggressione a colpi di spranga ai lavoratori e sindacalisti radunati in presidio davanti alla fabbrica a Seano martedì notte. Quanto accaduto è un segnale terribile, l’ennesimo campanello di allarme per una società, la nostra, che sta arretrando in tema di diritti e legalità.

Una missione punitiva, evidentemente commissionata, per scoraggiare lo sciopero e porre fine alle rivendicazioni.

Ali oggi sciopera e manifesta, chiede dignità e rispetto, invoca un contratto regolare.

Ma c’è stato un momento al suo arrivo a Prato, in cui ha acconsentito alle condizioni che gli venivano proposte dagli imprenditori cinesi presso cui lavorare.

Addirittura le ha cercate per necessità: perché serviva un contratto di lavoro per avere il documento di soggiorno. A costo di dover lavorare 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno, 84 ore la settimana per uno stipendio che si traduce in 4 euro l’ora.

Davanti a questa amara verità, ancora non si comprende che è giunto il momento di riscrivere le leggi che regolano le modalità di accesso al permesso di soggiorno nel Paese. Ali uno dei tanti operai del distretto invisibile collegato alla catena di produzione del fast fashion, dove gli stipendi sono diversificati su base etnica e così la lotta sindacale che parte come una rivendicazione di classe finisce per trasformarsi in un conflitto sociale.

Uno brutta storia che odora di mafia e di padroni che non accettano le leggi, i diritti dei lavoratori e la dignità del lavoro.

Bene ha fatto la politica a schierarsi con la manifestazione di domenica e l’Assessore Danti che ha fatto subito un comunicato di sostegno e di denuncia dell’accaduto.

Domenica ricorreva anche la 74° giornata nazionale dei morti sul lavoro, l’ANMIL ha riportato ancora una volta i numeri di questo 2024, che sono ancora una volta peggiori dell’anno passato.

Per pudore non li riporto perché la statistica non ha senso, occorrerebbe raccontare la storia, la vita di ciascuna delle vittime, la storia della loro famiglia, del dolore che adesso avvolge le loro case ed i loro cari, ed indagare a fondo cosa è successo, capirne il motivo per provare una buona volta ad estirparlo da questo mondo del lavoro che è sempre meno a vocazione sociale e sempre più a ricerca veloce del massimo profitto”. (s.spa.)

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