“Occorre un percorso che metta la trasparenza al centro per riallacciare un rapporto di fiducia tra la cittadinanza e chi eroga servizi pubblici essenziali. Non si usi il progetto multiutility per ripagare debiti delle aziende partecipate”
Queste le dichiarazioni della capogruppo Del Re (Firenze Democratica):
“Metto al centro dell’intervento del gruppo che rappresento 4 temi principali:
1) Partecipazione e dibattito pubblico: per prima cosa, mi preme ringraziare tutti i gruppi di minoranza che hanno voluto questo percorso: è la prima volta che le minoranze unite chiedono un dibattito pubblico su un determinato tema, pur nelle legittime differenze che ci possono poi essere nel merito delle questioni affrontate. E’ stato un percorso utile, e questo a dimostrazione di quanto sia importante valorizzare gli spazi di discussione per i consiglieri, ed il ruolo del consiglio comunale. Perché è bene ricordare che la discussione che abbiamo fatto appartiene al consiglio e alla politica comprensiva dei corpi sociali: non ai singoli sindaci, come è stato invece ripetuto come un mantra la scorsa estate dopo che era finalmente emerso un dibattito in seno alla maggioranza sul tema “multiutility”.
2) Piano industriale, trasparenza e fiducia: in questi mesi, abbiamo chiesto a lungo di poter visionare il piano industriale della nuova Alia multiutility, nata più di 2 anni fa. Ma ogni nostra istanza è stata respinta, così come è stato respinto anche un nostro ordine del giorno che chiedeva di regolamentare l’accesso civico agli atti della multiutility. Per noi, quando si parla di servizi pubblici, la trasparenza deve essere garantita. Non ci può essere fiducia da parte del cittadino se da parte dell’azienda non c’è trasparenza. Come un mantra, anche qui, è stato più volte ripetuto che la multiutility serve ad effettuare investimenti sul territorio, contenere i costi delle bollette ed accompagnare la transizione ecologica. Benissimo tutto, ma chi governa oggi vuol dire come si intende raggiungere questi obiettivi? Fino a dicembre 2023, la risposta è stata con la quotazione in borsa, perché quello era il vero fine della Multiutility: la quotazione in borsa quale strumento cioè per ripagare le quote dei soci e per ripianare i debiti di alcune sue partecipate, prima tra tutti l’azienda dei rifiuti.
Un percorso di questo tipo non ci porta però da nessuna parte perché, ad esempio, sul fronte dei rifiuti per ridurre le bollette e i danni ambientali prodotti dai rifiuti che oggi portiamo fuori Regione occorre realizzare impianti. E, invece, anche su questo fronte, Alia e Regione stanno continuamente abdicando a presentare nuove proposte di impianti, tanto che anche il famoso contenzioso per i danni conseguenti alla mancata realizzazione del termovalorizzatore si è chiuso non dietro presentazione di una concessione di un impianto alternativo ad Alia, come era stato previsto da un precedente protocollo, ma con un permesso di costruire negoziato dal comune di Firenze con Alia multutility volto a consumare nuovo suolo nel quartiere 4 per costruirsi qui la sede della multiutility con residenze annesse. Vi pare questa una strategia sostenibile e che ha come fine l’interesse pubblico dei cittadini? No, e su questo abbiamo presentato un ordine del giorno per dare un diverso indirizzo all’amministrazione comunale.
3) Teniamo fuori il servizio idrico dalla multiutility. Dopo un dibattito estivo consumato più sui giornali che nelle sedi competenti, e senza ancora mai parlare di piano industriale, l’assemblea dei soci di Alia ha dato mandato lo scorso Ottobre al cda di rivedere il piano industriale per eliminare la quotazione in borsa. Nell’attesa di conoscere questo secondo piano industriale, ci preme allora svolgere alcune riflessioni sull’opportunità, a questo punto, di mantenere anche il servizio idrico dentro la Multiutility. Proprio durante il percorso di approfondimento svolto in commissione, il direttore dell’AIT ci ha palesato tutta la sua preoccupazione circa la possibilità che il bando che AIT dovrà pubblicare nel corso di quest’anno per trovare un socio privato vada deserto (vista la carenza di potere decisionale che sarà data al socio a fronte invece degli investimenti che gli si chiederà di fare). Publiacqua è una società solida, ha purtroppo tra le tariffe più alte d’Italia, dividendi che ‘fanno gola’ ai soci (non solo per ripianare i propri bilanci, ma anche in prospettiva quelli della holding), un management pronto più a sostenere il sistema Multiutility e la classe politica che l’ha promossa piuttosto che il servizio idrico in quanto tale, e già oggi d’altronde è lontana da una governance vicina al cittadino: oltre alle tariffe, basti pensare alla questione dei fontanelli (spariti dall’agenda pubblica del comune di Firenze), delle caditoie, ed agli investimenti sempre maggiori che la società deve e dovrà effettuare per limitare la dispersione idrica, vera sfida nella transizione ecologica del nostro territorio.
Il discorso sarebbe più complesso da articolare, ma data la situazione attuale, riteniamo che sarebbe maggiormente opportuno tenere fuori il servizio idrico dal perimetro dalla multiutility e il servizio venisse erogato tramite una società in house providing, questione che chiederemo di approfondire con un nostro atto in commissione. Con il processo di multiutility siamo arrivati in ritardo nella nostra regione, e quindi non ha senso paragonare questa esperienza ad altre che altrove si sono già affermate e dove la quotazione in borsa è stato lo strumento per realizzare obiettivi individuati ex ante. Ha senso piuttosto prendere atto della situazione che si è creata e con pragmatismo valutare costi e benefici, come anche qualche esponente dello stesso partito di maggioranza aveva osato avanzare, conclusione a cui anche lo stesso presidente della commissione controllo arriva nella sua relazione odierna, valutando lo stato attuale, dopo aver esaminato tutto il percorso.
4) Trasformiamo Alia Multiutility in una società benefit. La questione dei dividendi delle partecipate ha già occupato il dibattito di quest’aula, con diversi ordini del giorno presentati da diverse forze politiche che chiedevano di reinvestire i dividendi delle società per fare investimenti utili a contenere bollette e fare comunque opere nell’interesse del servizio pubblico erogato dalla società stessa. Orbene, il passaggio ad una società benefit consentirebbe tutto questo, e permetterebbe di riallacciare quel sentimento di fiducia tra cittadino e realtà che eroga un servizio pubblico. Mentre le società tradizionali esistono con l’unico scopo di distribuire dividendi agli azionisti, le società benefit sono espressione di un paradigma più evoluto: integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società. Una Società Benefit consente quindi proteggere la missione in caso di aumenti di capitale e cambi di leadership, creare una maggiore flessibilità nel valutare i potenziali di vendita e mantenere la missione anche in caso di passaggi generazionali o quotazione in borsa. Non si tratta di Imprese Sociali o di una evoluzione del non profit, ma di una trasformazione positiva dei modelli dominanti di impresa a scopo di lucro, per renderli più adeguati alle sfide e alle opportunità dei mercati del XXI secolo. Ed è un’opportunità che anche il nostro territorio potrebbe cogliere”. (s.spa.)