Nel Salone dei Cinquecento la tradizionale cerimonia di auguri alla città
“Vi chiedo di fare più di quello che avete fatto nel 2019, anche nei piccoli gesti quotidiani. Perché se ciascuno fa qualcosa in più i nostri ragazzi ne beneficeranno. La terra che noi occupiamo è di tutti e soprattutto delle generazioni future. I nostri ragazzi fanno bene, anche con uno spirito di sfida, a ricordarci che oggi il clima è in pericolo, che la natura è costantemente minacciata. Noi cerchiamo di fare nel nostro piccolo la nostra parte. Io spero che Firenze sempre di più, attraverso il sostegno dei suoi cittadini, possa essere una città modello in Italia. Sono tanti i modi con cui possiamo fare qualcosa per il mondo che ci ospita”. Lo ha detto il sindaco Dario Nardella nel corso della cerimonia dei tradizionali auguri di buone feste alla città, che si è svolta nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.
“Per il 2020 – ha sottolineato il sindaco - scelgo la parola fiducia perché è l’essenza del legame umano tra le persone, anche verso chi non conosciamo. Se ci apriamo allo stupore di conoscere le persone diverse da noi allora ci apriamo alla fiducia. Se oggi siamo chiusi, miopi, intolleranti e spaventati è perché non abbiamo più la fiducia, neanche nelle persone che incontriamo per strada. La fiducia è il collante delle nostre relazioni e la cifra dell’ottimismo che noi nutriamo verso il futuro e la nostra città. Scacciamo la paura e le preoccupazioni che ci attanagliano e ritroviamo quello stupore nelle piccole cose belle che partono dai rapporti che ci sono tra di noi, anche nel lavoro”.
“Firenze – ha continuato - ha una forza che nessuno riuscirà a strapparle. È la forza della propria storia, la solidità delle sue radici, la capacità di guardare in alto, in avanti, di avere una visione di illuminare il mondo. Questa è la nostra forza. Noi dobbiamo sentirci parte di questa storia che ha reso grande Firenze e che la renderà sempre più grande. Ciascuno di noi può fare della città che amiamo una città esempio per tante altre. Non dobbiamo dimenticare che Firenze è arrivata fin qui perché non si è mai rinchiusa in se stessa, perché ha dato sempre spazio e visione a scienziati, filosofi, intellettuali, viaggiatori e ricercatori perché la città di Firenze non si è mai accontentata dello status quo. È sempre stata una città curiosa e vogliosa di futuro, scoperte e progresso. Non basta amare la nostra città. Dobbiamo sentirla dentro e sentirci veri eredi delle generazioni che ce l’hanno consegnata con i fatti, con la nostra visione con il nostro coraggio, con l’apertura al mondo e la voglia di conquistare nuovi campi del sapere e della conoscenza senza mai smarrire quella spiritualità che ha sempre reso Firenze la città che La Pira amava definire la seconda Gerusalemme: spirito e visone, sostanza e bellezza. Questa è la nostra città. Dobbiamo esserne orgogliosi: ovunque siamo nati si è fiorentini nel momento in cui si ama Firenze”. (fp)