“Sono passati cinque anni da quando, anche nella nostra Regione, c’è stata la prima vittima di Covid. Nonostante tanti frasi fatte tipo: “Niente sarà come prima”, “Ne usciremo sicuramente migliori”, oggi siamo ancora a poco di concreto. Se allora non ci fosse stato il coraggio di tante donne ed uomini della sanità pubblica probabilmente oggi non saremmo a contare i morti di una popolazione di una cittadina grande quanto Montespertoli. Saremmo a contare molte più vittime. A cinque anni – commenta il consigliere PD Nicola Armentano – poco è cambiato. Continuiamo ad investire pochissimo sulla ricerca, sulla sanità pubblica, su come valorizzare i nostri professionisti socio - sanitari, su come garantire ai cittadini risposte rapide. L’unica novità positiva sono le Case di comunità dove i medici di medicina generale cominciano a popolarle creando quelle condizioni per garantire una serie di servizi essenziali e non passare più ad un Pronto Soccorso dove sono sempre più frequenti episodi di violenza ed intolleranza per carenze di organico. Si continuano a pagare le disuguaglianze. Secondo l’Istat sono oltre 4,5 milioni le persone che rinunciano alle cure perché non hanno soldi per pagarsi visite ed esami nel mercato privato. Il Censis ci dice che “negli ultimi 24 mesi il 44,5% degli italiani ha sperimentato, direttamente o indirettamente tramite i propri familiari, il sovraffollamento nelle corsie di ospedale o in altri servizi sanitari. Ogni 100 tentativi di prenotare prestazioni nel Servizio sanitario, il 34,9% degli italiani finisce poi nella sanità a pagamento. È la lunghezza delle liste di attesa che spinge a cercare soluzioni a pagamento.
Continuano poi quelle tendenze negazionistiche ed antiscientifiche che abbiamo visto poi, come questo Governo, ha tentato di legittimare levando le multe a quei soggetti che avevano scelto di non vaccinarsi. Oggi – continua il consigliere PD Nicola Armentano – siamo ancora a chiedere maggiori investimenti, maggiore presenza di medicina sul territorio e, soprattutto, maggiore chiarezza da parte di chi ci governa. Non è giusto prendere in giro chi vuole iniziare un percorso di studi in medicina. Si parla di un numero chiuso quando in realtà si sposta il problema di qualche mese. Proprio oggi che la discussione è stata portata al Senato ed il Governo non ha dato una risposta certa ai giovani che vogliono diventare medici. Questa legge delega, infatti, non abolisce il numero chiuso e al momento neppure i quiz, vista la sua assoluta genericità e i tantissimi punti da chiarire.
Ci sarà sempre più bisogno di medici, soprattutto di medici di medicina generale, e considerando l’evoluzione demografica degli ultimi 40 anni che vede la nostra popolazione invecchiare e, di conseguenza ridursi la popolazione giovanile, mantenendo il numero di assistiti a 1300 si rischia, visto che saranno molti gli anziani e pochi i giovani tra questi 1300 di non poter garantire quella qualità di assistenza sanitaria che, invece è doverosa soprattutto quando si parla di medicina territoriale”. (s.spa.)