“A poco meno di un anno dalle elezioni, ultima trovata di Nardella”
Questa è la sintesi dell'intervento di Miriam Amato, consigliera del gruppo misto aderente a Potere al Popolo.
“Inizio con una citazione di Tomaso Montanari: “Oggi la storia dell’arte, la cultura, non è più un sapere critico, ma un’industria dell’intrattenimento. Strumentalizzata dal potere politico è ormai una escort di lusso della vita culturale”. E' la definizione che calza perfettamente al nuovo regolamento ideato dal sindaco Nardella, che disciplina la concessione in uso temporaneo di sale e altri ambienti di proprietà del Comune, che rivestono particolare importanza dal punto di vista architettonico, storico, artistico e paesaggistico. All’articolo 2 si specifica che, nel caso in cui l’evento/iniziativa comporti la chiusura totale o parziale di percorsi museali, sarà la Giunta a valutarne la prevalenza di interesse pubblico, considerando ovviamente i benefici economici rispetto al sacrificio imposto alla collettività. Un regolamento che norma le concessioni in base a canoni, che nell’articolo successivo deroga, con frasi fumose.
Non mi stupirò se saranno in molti a godere del nostro patrimonio architettonico artistico, anche gratuitamente e magari rendendolo inaccessibile ai cittadini, d'altronde manca un anno dalle elezioni.
Insomma, il patrimonio artistico di Firenze, ancora una volta offeso e oltraggiato dall’arroganza della Giunta, considerato come qualcosa di cui servirsene per sponsor ed eventi, non come luogo di cultura e patrimonio dell’umanità.
Un regolamento che non ha nulla a che vedere con l’articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica". E’ messo sotto attacco il primo comma dell’articolo 9, interpretando lo «sviluppo della cultura» come pura valorizzazione economica, minando le ragioni stesse della tutela e l’indipendenza di questa ultima dalla politica.
L’articolo 9 della costituzione, nel momento della sua nascita, ha preso sotto la propria tutela il patrimonio storico, artistico e paesaggistico della nazione: perché quel patrimonio è stato il luogo e lo strumento della formazione della comunità. La funzione civile del patrimonio storico e artistico e paesaggistico è uno dei principi fondanti della nostra democrazia.
Il patrimonio, la scuola e il territorio non possono essere asserviti al mercato, perché è in essi che si attua la conoscenza, è il più importante strumento per costruire la democrazia.
“Valorizzazione” suona così come una parola d’ordine a senso unico, sempre più sinonimo di “monetizzazione”
Il patrimonio storico, artistico e paesaggistico costituisce la nostra identità”. Un patrimonio che è nostro in quanto cittadini, cioè membri consapevoli e attivi del popolo sovrano, che ne abbiamo ereditato sia la proprietà materiale che morale”.