Luca Milani: “L’Armistizio è stato un momento di verità, dolorosissimo ma inevitabile. Per questo è stato anche l’inizio di una rinascita”
“Ricordiamo oggi l’ottantesimo anniversario dell’8 settembre 1943 è stato spesso definito il “giorno della vergogna”. Ma in realtà – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – è stato l’inizio di una rinascita. Com’è noto, in questo giorno venne dato l’annuncio pubblico dell’armistizio firmato il 3 settembre dal governo Badoglio e alti ufficiali degli Alleati.
Quell’annuncio fu dato dopo che il re e il governo erano scappati da Roma, per passare nella parte d’Italia occupata da americani e inglesi e mettersi così al sicuro dai tedeschi.
Lasciarono in questo modo l’esercito e tutti gli italiani abbandonati a se stessi, in una situazione di grande incertezza e confusione, che presto i tedeschi presero in mano imponendo il pugno di ferro. Quel passaggio, insomma, fu realizzato nel modo peggiore possibile, ultima espressione del fallimento di una classe dirigente che aveva vigliaccamente sostenuto il fascismo per tanti anni seguendo i propri interessi.
Questo portò all’internamento di circa 800.000 soldati e ufficiali italiani, la gran maggioranza dei quali rifiuterà di aderire allo Stato fantoccio della RSI capeggiato da Mussolini e sarà impiegata nel lavoro coatto all’interno degli ingranaggi economici del Terzo Reich. Classificati come Imi (Internati militari italiani), in base all’espediente trovato dallo stesso Hitler, questi nostri sventurati connazionali furono privati della tutela accordata ai prigionieri di guerra dalla Convenzione di Ginevra e pure di quella assicurata dalla Croce Rossa Internazionale.
Tra le file di un esercito in precipitoso scioglimento non mancarono gli atti di coraggio, che videro distinguersi decine di migliaia di soldati e ufficiali in Italia, nei Balcani e nelle isole greche. Il caso più noto e cruento – ha ricordato Milani – fu quello che si concluse con il massacro della guarnigione di stanza a Cefalonia, in gran parte composta da militari della divisione “Acqui”.
E proprio oggi, 80 anni fa, la mattina dell’11 settembre 1943 le truppe naziste entrano a Firenze. La città viene occupata senza colpo ferire. Il generale Chiappi Armellini, responsabile della sua difesa, si arrende mentre le truppe dell’ex alleato circondano e occupano le caserme fiorentine, arrestando i militari.
Pochi giorni primi, appena avuto notizia dell’armistizio, il Comitato interpartito delle forze antifasciste aveva richiesto al generale Chiappi Armellini di distribuire le armi alle forze antifasciste, ma questi si era rifiutato, ligio alle direttive militari, pensando di assicurare la difesa della città.
L’Armistizio è stato, insomma, un momento di verità, dolorosissimo ma inevitabile. Per questo è stato anche l’inizio di una rinascita. È questo che rende ancora valido, importante e attuale la Resistenza: il soprassalto morale che ne è stato all’origine. L’armistizio, infatti, non ha significato la fine della guerra, perché i fascisti volevano mantenere il potere e si sono venduti agli occupanti tedeschi. C’è chi li ha combattuti con le armi, tanti lo hanno fatto senza, come le popolazioni, in modo particolare le donne, che spesso ha nascosto e aiutato i perseguitati dal nazi-fascismo. La guerra porta sempre ad una sola e vera consapevolezza: solo la pace è un valore per cui vale la pena vivere o, se necessario, morire; non certo la guerra, che i nazisti e i fascisti avevano voluto e che hanno proseguito inutilmente per altri due anni pur sapendo che era perduta.
Questo intervento ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – è dedicato al Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza Matteo Mazzoni al quale va il mio più grande affettuoso saluto di pronta guarigione per riaverlo presto come ospite in questo Consiglio comunale”. (s.spa.)