Testimonianza Bartolo, il sindaco Nardella: “È arrivato il momento di chiedere la modifica del Trattato di Dublino”

L’europarlamentare è intervenuto in Consiglio comunale

“La testimonianza di Bartolo è intrisa di umanità e di grande sensibilità. Prima della politica c’è il livello della comprensione umana, dell’empatia, della fratellanza che è un concetto meta politico, che viene prima degli schieramenti politici, perché di fronte alla vita siamo tutti uguali e di fronte a un dramma umanitario credo che la prima reazione di tutti debba essere quella, non solo di commozione, ma anche di desiderio di capire”. Lo ha detto il sindaco Dario Nardella a proposito dell’intervento in Consiglio comunale dell’europarlamentare Pietro Bartolo che si è recato, insieme a un gruppo di parlamentari europei, in visita alla tendopoli bosniaca di Lipa, al confine con la Croazia, dove si trovano bloccati i migranti in condizioni disumane.

“L’Europa con il varo del Recovery Plan ha dimostrato di saper essere unita, forte, innovatrice e coraggiosa di fronte al dramma dell’epidemia - ha continuato il sindaco -. Per la prima volta tutta l’Europa ha deciso di ricorrere all’indebitamento comune per aiutare i Paesi ad affrontare l’emergenza sociale ed economica. È un passo storico nel processo di integrazione economica e politica europea. Questo significa che oggi l’Europa è più viva che mai ed è capace di reagire. Quello che manca è vedere altrettanto coraggio e determinazione della politica nell’affrontare la questione delle rotte di migranti che arrivano dal Mediterraneo e dall’Est Europa”. “È arrivato il momento di chiedere con forza la modifica dell’ultima versione del Trattato di Dublino - ha aggiunto Nardella - perché il meccanismo contenuto in quel Trattato è inefficace e non funziona. Non è sostenibile che gli Stati di confine, che per primi ricevono i migranti, debbano farsi carico di tutte le operazioni economiche, organizzative e giuridiche. Così viene meno il concetto di solidarietà che è alla base dell’Unione europea, che non significa deresponsabilizzarsi, tutt’altro. Solidarietà vuol dire che ogni Paese, per la propria parte, deve sostenere un piccolo pezzo della complessa soluzione della gestione dei flussi migratori. Credo che questo debba essere chiesto a gran voce ed è giusto che lo chieda anche una città come la nostra, che ha sempre avuto valori molto forti di accoglienza, di solidarietà e che ha saputo anche mostrare nei fatti che è possibile sperimentare una convivenza sociale di culture, di etnie e religioni diverse”.

“Il tema dell’immigrazione non può continuare a essere eternamente un terreno di scontro politico - ha proseguito il sindaco -, deve essere affrontato con buon senso, intelligenza e visione. Ormai sono anni che il nostro Paese non riesce a governare il processo di immigrazione. Parliamo dell’immigrazione solo come di un problema e non la affrontiamo come un aspetto della società che va governato. Questo vuol dire rafforzare gli strumenti che riguardano le politiche sociali, significa sperimentare una programmazione delle quote degli ingressi Paese per Paese, lavorare insieme al sistema delle imprese, che ormai non possono rinunciare alla manodopera degli immigrati, significa sperimentare modelli di convivenza sociale che siano sostenibili, superando le ghettizzazioni delle grandi periferie delle grandi metropoli europee che non hanno funzionato”.

Nel suo interevento il sindaco Nardella è tornato sull’omicidio dell’ambasciatore italiano a Kinshasa Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi insieme all’autista Mustapha Milambo in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga, nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo: “Affrontare la questione migratoria significa anche varare un piano ambizioso di supporto di tutti i Paesi africani non solo dell’Africa del Magreb - ha concluso Nardella -. L’Europa deve cominciare a vedere il fenomeno migratorio fin dai Paesi dove nasce. È qui che l’Europa manca, nel gestire le relazioni internazionali con i continenti a noi vicini, nel proporre una politica innovativa dei flussi migratori che non può essere quella del Trattato di Dublino, nel sostenere le città che vogliono sperimentare modelli di inclusione sociale innovativi e sostenibili. Qui la politica deve avere un suo protagonismo, perché dove non c’è la politica c’è solo il conflitto. E noi dobbiamo rispondere a quelle posizioni estremiste che sono intrise di ideologia dello scontro il buon senso e con il senso di umanità e pragmatismo della politica buona che affronta i problemi con la convinzione che non si possono risolvere da un giorno all’altro ma si devono affrontare a viso aperto con grande senso di responsabilità”. (fp)

 

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