Violenza stradale, a Firenze libro per cambiare le parole sbagliate nella narrazione degli scontri

“Furgone investe madre e figlio”, “Auto impazzita entra nello stabilimento balneare”, “Ecco la curva maledetta”, “Non mi sono accorto di niente”, “Il ragazzo è letteralmente volato”. Questi sono solo alcuni fra i numerosi esempi del linguaggio usato dai media per descrivere casi di violenza stradale. Parole assurde, che tendono a giustificare chi ha comportamenti sbagliati alla guida. Per migliorare la sicurezza sulle nostre strade è necessario un grande cambiamento culturale e per attivarlo dobbiamo partire dal linguaggio.

Ne parla il nuovo libro dell’associazione intitolata a Lorenzo Guarnieri, il giovane non ancora diciottenne morto a Firenze 12 anni fa in seguito a un incidente con uno scooter guidato da un conducente ubriaco e drogato. Dalla sua vicenda, grazie all’impegno della famiglia, è nata la legge sull’omicidio stradale.

Il libro, dal titolo “Il valore delle parole. La narrazione sbagliata degli scontri stradali”, è stato presentato oggi a Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco Dario Nardella e di Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo e curatore del volume insieme alla moglie Stefania e Elisabetta Mancini, Anna Maria Giannini e il suo gruppo di lavoro, Maddalena Carbonari e Simona Bandino.

“Questo libro - ha detto il sindaco Nardella - è un invito a un’analisi più approfondita del linguaggio che tutti noi adottiamo quando trattiamo questi temi. Troppo spesso la ricerca di facile sensazionalismo ci porta a usare parole che non tengono conto non solo della sensibilità delle famiglie delle vittime ma anche della realtà dei fatti: non esistono auto impazzite ma conducenti che provocano scontri. Dobbiamo capire che i veicoli sono come armi: se non vengono usati con responsabilità uccidono”.

“A Firenze - ha aggiunto il sindaco - da quando sono sindaco ci sono stati 20 mila feriti e 97 morti sulle strade. Un vero bollettino di guerra. Siamo da sempre al fianco dell’associazione Guarnieri e vogliamo sostenere anche questa iniziativa editoriale diffondendola nelle scuole. Tutti, a partire dai giovani, devono maturare la consapevolezza di utilizzare un linguaggio adeguato”.

Il libro verrà presentato il 9 dicembre alle 21.30 presso il Teatro Tuscany Hall, in occasione della festa per i dodici anni dell’Associazione corrispondenti al 30esimo compleanno di Lorenzo.

“Le teorie psicologiche sono chiare - ha spiegato Stefano Guarnieri -. Usare parole e immagini sbagliate può facilitare certi comportamenti illegali e pericolosi. Le forze dell’ordine sanno bene che le parole, anche in altri campi come ad esempio la violenza sulle donne, hanno un grande peso. Così come i giornalisti, attraverso il loro codice deontologico, sanno bene che impatto può avere ciò che scrivono”. “Lorenzo non è stato ucciso dal Viale degli Olmi, ma nel Viale degli Olmi. Il suo non è stato un incidente ma un omicidio, provocato da un uomo che ha tenuto un comportamento illegale perché guidava sotto effetto di alcol e sostanze. Credo che sia ora di cambiare mentalità per dare il giusto valore alla vita, dando anche il giusto valore alle parole che usiamo per descrivere il fenomeno della violenza stradale. Partendo almeno da una piccola cosa: non usare più la parola incidente, che etimologicamente indica una fatalità. Usiamo piuttosto scontro o collisione”.

(edl)

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