“DUP: Non può avere l’appoggio di chi vorrebbe vedere scelte radicali e concrete per una città pubblica, progressista, prossima, sostenibile e metropolitana”
Questo l’intervento della capogruppo di Firenze Democratica, Cecilia Del Re:
“A pochi giorni dalla presentazione delle linee programmatiche, ci troviamo oggi in quest’aula per la discussione del Documento Unico di Programmazione, che a norma di legge dovrebbe contenere la visione strategica dei 5 anni di mandato, e più nel dettaglio le azioni operative dei prossimi 3 anni.
Ricalcando, però, pedissequamente il DUP le linee programmatiche già qui discusse, non staremo oggi a ripetere ciò che abbiamo già avuto modo di osservare allora nel nostro intervento sull’assenza dal documento di alcuni temi strategici – dall’aeroporto ad altre infrastrutture -, nonché sulla mancanza di visione, innovazione e concretezza per affrontare le sfide sempre nuove che il governo di una città complessa come Firenze ci pone davanti.
Ci saremmo, in realtà, aspettati di vedere colmate quelle assenza in questo documento che per sua natura è assai più corposo, ed invece non ci resta che constatare che l’assenza è l’obiettivo strategico da perseguire, al pari dei silenzi e dell’omertà che ormai regna su metodi di governo, scelte e non scelte che poco hanno a che fare con la buona politica tesa a perseguire il bene comune. Evidentemente, l’importante è salvaguardare lo status quo, che non può avere l’appoggio di chi avrebbe voglia di vedere messe in atto azioni concrete e radicali nella nostra città per vederla diventare una città pubblica, progressista, prossima, sostenibile e metropolitana.
Ci soffermeremo, allora, oggi su alcuni punti di quella città che non abbiamo trovato nel DUP, e che avremmo invece voluto leggere e soprattutto vedere realizzata.
Non abbiamo trovato una visione di città pubblica nelle politiche per la casa, prioritarie per l’emergenza abitativa e del caro affitti: si legge, infatti, che l’amministrazione si impegna a co-progettare una nuova Agenzia per la Casa “per immettere sul mercato nuovi immobili privati a canoni calmierati”, usando pertanto uno strumento che già in passato non aveva funzionato al pari delle agevolazioni fiscali che erano state offerte. Ci fa però piacere che di fronte a tagli statali e regionali, si indica che le risorse per ristrutturare gli appartamenti ERP esistenti saranno recuperate dalle famose monetizzazioni che sono state dal POC adottato vincolate a questi interventi, e, speriamo, anche all’acquisto di nuovi immobili. Nella visione di città pubblica, poi, nessuna centralità viene data allo spazio pubblico e alla progettazione dello spazio pubblico, che resterà dunque appaltata ad uffici sempre diversi, senza una visione unitaria e senza che la partecipazione e la qualità della progettazione diventino gli obiettivi delle “riqualificazioni di piazze e strade” citate nel DUP. Così come nessuna menzione viene riservata alla città della cura: come si manutiene il nostro verde e le nostre strade? Non fa notizia, certo, come si manutiene la città, ma fa la qualità del vivere.
Non abbiamo trovato, poi, una città progressista non solo perché non si accenna a nessuna revisione dell’impostazione del bilancio comunale in una chiave più progressiva, ma perché la logica dei bonus - su cui si basa ad esempio la politica della mobilità - riguarda tutti indistintamente, senza aver riguardo ad una progressività che cerca di dar mano a chi ha di meno. Così come non progressista e insostenibile sarà quella manovra di bilancio che punta ancora a far leva sulle entrate da turismo per ridurre la pressione fiscale di chi vive qua, alimentando però un modello di sviluppo insostenibile nel tempo perché così a Firenze saranno sempre di più i turisti e sempre meno i residenti, senza porre le basi alternative e sostenibili nel tempo come, ad esempio, la costruzione di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti: solo chiudendo il ciclo dei rifiuti potremo ridurre la Tari, creando al contempo nuova economia e posti di lavoro, e riducendo i danni ambientali. E invece, come abbiamo avuto modo già di denunciare, non solo non si pensa a spronare chi di dovere a realizzare nuovi impianti, ma si pensa di approfittare di una legge del governo Meloni per ridurre le bollette dei rifiuti, attingendo ancora dalle entrate da turismo, senza inserire la tariffa corrispettiva tra gli obiettivi da raggiungere.
Non è poi una città tesa a guardare oltre al presente, come abbiamo già avuto modo di dire in occasione del regolamento Unesco: e lo si vede dal persistere dell’utilizzo dello strumento della Firenze Card nel medesimo modo in cui questa è nata ormai decenni fa, quando gli obiettivi del turismo erano altri e le condizioni economiche pure. E’ uno strumento oggi insostenibile non solo per il prezzo esorbitante (alla faccia dell’accessibilità anche per le politiche culturali), ma anche perché in 3 giorni si offre la visita a 90 musei. E’ questo il tipo di turismo che vogliamo promuovere? Quando vedremo offerte differenziate per promuovere musei meno conosciuti, incentivare percorsi diversi, ridurre il prezzo, aumentare i giorni e separare i grandi attrattori (che continuano ad essere i musei per i quali viene acquistata la Firenze Card)? E nessuna strategia chiara viene offerta per nessuna delle società partecipate, dove l’attendismo è ciò che più emerge dalle prime audizioni fatte in commissione controllo, così come dal dup dove la parola d’ordine è “razionalizzazione”.
Non è una città prossima, non solo perché non si capisce quale sia la visione di un decentramento che oggi è sempre più debole (basti vedere la debolezza ancora più smaccata dei consigli di quartiere in questi primi mesi del nuovo mandato), ma anche perché non si intravedono strategie di rammendo dei Quartieri, a partire da una mancanza grave: che fine ha fatto il Parco Florentia? Non è mai citato nel DUP, ed era invece uno dei principali punti del precedente programma di mandato, che faticosamente abbiamo costruito con quella scheda del POC che è stata possibile solo grazie all’acquisizione pubblica dell’area Ex Gover: quella passerella tra le Piagge e l’Isolotto, tra il Quartiere 5 e il Quartiere 4 deve continuare ad essere l’emblema della città che rimette al centro le sue periferie, che le avvicina, che le rende verdi e pubbliche per una città più giusta. Ed ancora non è un obiettivo realizzato, tutt’altro. Si parla solo di Cascine, ma non si può più pensare alle Cascine senza pensare anche alla sua naturale prosecuzione, ovvero al Parco Florentia, che può e deve essere la più grande trasformazione del nostro territorio da lasciare alle future generazioni. Siamo felici che finalmente la costituzione di una Fondazione per le Cascine da noi auspicata da tempo sia all’ordine del giorno dell’amministrazione, ma non può essere a servizio delle sole Cascine bensì anche del futuro Parco Florentia. Così come nessun accenno si trova all’area tutto intorno al carcere di Sollicciano, che dovrà essere oggetto di un concorso internazionale di idee, mentre si trova un impegno importante per la struttura del carcere “per la sua completa ristrutturazione” sebbene l’edilizia carceraria non sia di competenza del comune. Ne siamo felici, anche se non si dice come possa essere realizzato questo obiettivo, ma seguiremo come abbiamo fatto fino ad ora questo tema, con attenzione al fuori e al dentro il carcere.
Non è una città metropolitana, non solo perché non si accenna a nessuna revisione del modello di scudo verde come delineato dal PUMS vigente – e quindi si prevede di tassare i lavoratori pendolari residenti nell’area metropolitana, facendo ricadere sui più deboli i costi della transizione ecologica, e creando una nette cesura tra Firenze e l’area metropolitana -, ma anche perché la strategia per la Grande Firenze pare risolversi nell’attrazione di investimenti, unico punto citato anche nella parte del DUP dedicata alle relazioni internazionali. Per noi servono infrastrutture nuove pensate per rendere i comuni più vicini e servizi paritari per i residenti di Firenze e dell’area metropolitana. L’era della Firenze matrigna deve finire, e se la legge elettorale della città metropolitana è stata una rovina, lo è anche il persistere nell’identità di figure apicali dirigenziali tra comune di Firenze e città metropolitana di Firenze: se facciamo infrastrutture Firenze-centriche e se il bilancio della città metropolitana viene usato per lo più per i bisogni del capoluogo, non vediamo alcuna Grande Firenze, ma la solita “Firenzina” da cui evidentemente è difficile emanciparsi.
Non è, infine, purtroppo, una città di pace: parola che non compare mai, neppure una volta, nelle oltre 500 pagine del DUP. Così come nessun obiettivo o punto operativo appare sul tema del dialogo interreligioso, dopo il bel lavoro avviato negli anni scorsi da chi aveva ricoperto questa delega. Sarebbe stato bello sentire oggi una risposta della Sindaca a quella lettera che le è stata consegnata nel giorno della celebrazione della morte di La Pira. Così non è stato; e d’altronde, “così è se vi pare” in una situazione sempre più drammaturgicamente pirandelliana”. (s.spa.)