“Nelle scorse settimane, nonostante la necessità di restare a casa per rispettare le norme anticontagio, migliaia di donne – spiega la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – sono riuscite a entrare in relazione e a montare un’onda di indignazione che ha portato a dare forma giusta ed equa alla composizione sia della task force del Premier Conte per il rilancio, sia di quella della Protezione civile per le azioni sanitarie anti COVID-19. Sono entrate a farne parte donne competenti, studiose o esperte arrivate ai vertici di ospedali o aziende. Da molte donne il provvedimento del Premier è stato giustamente accolto come un atto dovuto, come un’azione per rimediare a decisioni inadeguate, che avevano tenuto l’esperienza delle donne fuori da luoghi importanti, violando il rispetto delle pari opportunità di genere e dei principi di rappresentanza democratica.
Donne ignorate e donne oggetto di aggressioni ignobili e velenose, quest’ultime frutto di quella stessa cultura che genera violenze contro il corpo e l’autodeterminazione delle donne, che alimenta le discriminazioni e il razzismo. Mi riferisco alla vicenda che riguarda Silvia Romano, una giovane donna generosa e forte che ha pagato duramente il suo impegno nella cooperazione internazionale. Condanno con forza le volgarità e le aggressioni circolate nei social – aggiunge la presidente Donata Bianchi – e che hanno visto tra gli autori e le autrici anche soggetti chiamati a coprire ruoli istituzionali. Silvia Romano è tornata finalmente libera grazie ad una complessa azione di politica internazionale che non ha abdicato alla priorità di difendere la vita di concittadini e concittadine, Silvia è tornata con la sua esperienza e con una scelta di fede che corrisponde ad una religiosità verso la quale si stanno rivolgendo tante donne italiane.
A Silvia – conclude la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – dobbiamo rispetto perché rappresenta una donna che mostra con coraggio le sue scelte, non ci ha esposto la sua debolezza bensì ci ha detto “sono stata forte”, e con autorevolezza ci lascia oltre la soglia della sua vita privata, senza cedere agli sciacalli e a chi avrebbe voluto che l'Italia rimanesse a guardare.
Oggi, infine, ricordiamo 42 anni dalla legge Basaglia, lo voglio ricordare in questo contesto, perché in quei manicomi, che la legge cercò di superare, ci furono rinchiuse tante donne che ebbero come unica “malattia” quella di voler essere libere e riconosciute soggetti di diritti”. (s.spa.)