“Furono i ragazzi di San Frediano a dargli il soprannome di Cuba, Don Cuba, che oggi avrebbe compiuto 100 anni.
“I’ Cuba” è stato uno di quei preti – ha spiegato in Consiglio comunale il consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità Mirco Rufilli – di cui ce ne vorrebbero tanti, e sparsi in tutto il mondo e, credetemi, non ne avanzerebbero mai.
Cuba era uno di quei preti con la visione di una Chiesa capace di stare sempre dalla parte degli ultimi, degli esclusi; non a caso, era in seminario con un altro grande, Don Lorenzo Milani.
Una personalità unica, sempre legato al rione di San Frediano dove insieme alle grandi donne della città come Ghita Vogel e Fioretta Mazzei, dette il via a grandi progetti sociali per i ragazzi più svantaggiati.
Il giardino dell’Ardiglione è una loro creazione, qui i bambini all’inizio potevano anche sfamarsi, lavarsi e studiare, erano anni duri quelli lì.
Poi nel 1954 fondò il mitico Campeggio San Frediano a Molino a Fuoco di Vada, dove portava i ragazzi a trascorrere qualche giorno di “villeggiatura”, pensate che tanti di loro non avevano neanche mai visto il mare.
E poi il carcere, per oltre 50 anni cappellano delle Murate, Santa Verdiana e Sollicciano. Il viaggio in Africa in moto e le collaborazioni con Pasolini, Fellini, Zeffirelli, Olmi e Benigni.
E poi tantissimi aneddoti, forse il più famoso è quello del 1952 quando, per coinvolgere i ragazzi e trasmettere loro i valori dello sport e del divertimento, decise di sfidarli in una corsa ciclistica, la Firenze – San Casciano e ritorno, facendosi allenare dall’amico Bartali.
Ai ragazzi, alla partenza, decide di dargli anche 10 minuti di vantaggio ma Don Cuba, incredibilmente, inforca la bici, li recupera e vince la gara, indossando la tonaca! Un’impresa memorabile, tanto da essere soprannominato il “Prete Volante” guadagnandosi anche la copertina della Domenica del Corriere.
Un prete di strada, per molti un amico, il vicino di casa che tutti vorrebbero.
Quando lo incrociavi per le strade del rione – conclude Rufilli – aveva sempre una frase per te, anche semplice, tipo un: “Comportati per bene eh...” e poi un sorriso, una carezza e uno sguardo benevolo per tutti, soprattutto per quelli che di sorridere non ne avevano per niente voglia. Tanti auguri Don Cuba!”. (s.spa.)