Nuove norme edilizie, Firenze riparte a sinistra in Comune e ai Quartieri: “Preoccupazione per la deregulation per i beni vincolati dalla Sovrintendenza”

“Si rinuncia al piano particolareggiato e calibrare gli interventi dentro e fuori il centro storico e si fa di tutta un'erba un fascio. Era necessario intervenire sulle norme per evitare il blocco ma per risparmiare tempo si sono introdotte norme che rischiano di far danni”

“Certo dopo la sentenza della Cassazione qualcosa Stato e Comuni dovevano fare per evitare il blocco quasi totale dell'edilizia sui beni vincolati e di pregio, ma pare che sia stata l'occasione, ghiotta, per qualcuno per intervenire in modo maldestro e fare di tutta un'erba un fascio. Se l'obiettivo era quello dello sviluppo economico e sociale della città sicuramente questo sarà raggiunto senza limiti per gli immobili vincolati dalla Sovrintendenza. Di fronte ad una tale deregolamentazione siamo persino disposti a ritenere accettabile che per gli edifici fuori dal centro storico la normativa preveda alcuni vincoli da rispettare e andrebbe bene l’utilizzo della “ristrutturazione edilizia” vincolata come previsto, anche se l'analisi edilizia secondo noi dovrebbe essere riportata a livello di piccoli complessi o persino del singolo edificio” affermano le Consigliere e i Consiglieri di Firenze riparte a sinistra in Comune e ai Quartieri, Tommaso Grassi, Donella Verdi, Giacomo Trombi, Serena Jaff, Mauro Santoni, Virginia Pupi, Giovanna Sesti, Manuela Giorgetti e Pietro Poggi.

“La Soprintendenza, più per incapacità pratica di agire con un unico parametro nel merito e avendo molti dubbi che riesca a seguire la mole di atti che diventeranno di sua esclusiva competenza per carenza di personale, non può essere l’unico organo con voce in capitolo sulla trasformazione del centro storico dei beni vincolati per una molteplicità di ragioni. Dalle competenze dalle quali esula la pianificazione degli interventi edilizi, che dovrebbe essere del Comune, ma anche la normativa affida alle soprintendenze il compito di tutelare il “bene culturale e paesaggistico”, ma non valutare il contesto all'interno del quale questo si trova. Così l'unico risultato certo sarebbe l'abdicazione del Comune di fronte ai suoi compiti, una deresponsabilizzazione della parte politica difronte alle scelte e alla necessità di avere un disegno della città. Siamo fortemente preoccupati degli effetti che questa innovazione potrebbe comportare: perché con le Soprintendenze che non hanno il personale e le competenze tecniche per dover gestire tutta la mole di interventi dei quali gli verrebbe chiesto un parere, cosa potrebbe accadere alla scadenza dei 120 giorni, previsti dalla normativa, per il rilascio del titolo? I grandi investitori saranno pronti a far ricorso davanti al Tribunale, e alla fine i piccoli interventi, quelli dei privati che muovono e danno lavoro anche al maggior numero di professionisti e piccole imprese presenti sul territorio rischiano di essere lasciati indietro con la speranza di non incorrere in ricorsi e beghe giudiziarie. Cosa succederebbe se oltre ad ogni piccolo intervento si dovessero sommare anche tutti quelli interventi che non venivano neppure presentati con le norme comunali e che adesso qualsiasi operatore potrebbe tentar di proporre alla Sovrintendenza per un via libera? Quale sovraccarico per una struttura dello Stato che risulta già ora oberata e sotto organico?”

"Abbiamo proposto e lo faremo anche con emendamenti in Consiglio comunale e la presentazione di raccomandazioni ai Quartieri per chiedere la realizzazione di un piano particolareggiato del centro storico ad opera dell’amministrazione comunale che stabilisca puntualmente, edificio per edificio, le tipologie di interventi e trasformazioni possibili. Proponiamo poi che venga mantenuta la ristrutturazione edilizia di pregio per gli edifici fuori dal centro storico. Sarebbe poi da valutare come imporre che interventi particolarmente impattanti, pensiamo a quelli superiori a 2000 metri quadrati e che richiedono una scheda nel Regolamento Urbanistico, abbiano l'obbligo di un'approvazione in Consiglio comunale così da garantire la tutela del patrimonio edilizio esistente di interesse storico-architettonico e documentale preservandone i caratteri d'identità, confermando al contempo la finalità di recupero diffuso necessario a contrastare fenomeni di degrado fisico e sociale conseguenti all'abbandono degli immobili”. (s.spa.)
 

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