“Il tema dell’impatto socio-economico del turismo e dell'esplosione del fenomeno AirBnB è al centro della strategia dell’amministrazione sul turismo sostenibile. Non per caso Firenze, unica città italiana insieme a Bologna, fa parte di un tavolo di metropoli europee che si battono per cambiare la normativa comunitaria su questo tema. Nel 2017 – ha ricordato il presidente della Commissione Sviluppo economico Enrico Conti – il regolamento Unesco, deciso dall’amministrazione, ha stoppato la proliferazione di bar e ristoranti. Non è un caso che, come presidente della commissione sviluppo economico, il sottoscritto abbia fatto approvare già alcune settimane or sono in Consiglio comunale una risoluzione che chiedeva all’Europa e allo Stato di cambiare la normativa per dare la possibilità alle Regioni e ai Comuni di incidere nel regolamentare il settore degli Airbnb. Non per caso, infine, anche grazie ad un emendamento PD al mille proroghe, a firma degli onorevoli Di Giorgi e Pellicani, il tema è stato assunto dal Governo che sta per produrre una norma inserita come collegato alla finanziaria che, finalmente, regolarizzerà il settore.
Lo spirito della norma – aggiunge il presidente Conti – non sarà di tipo assurdamente punitivo rispetto ad una realtà che ha anche alcuni importanti pregi, rispondendo ad una domanda di turismo esperienziale in gran parte composta da famiglie di europei e italiani. Le parole del ministro Franceschini sono chiare da questo punto di vista: “Il tema degli Airbnb è un fenomeno che va governato in modo intelligente, capendo anche che siccome il turismo vuol diventare sempre più esperienziale, la gente apprezza l’idea di andare in una casa in cui si può capire come si vive all’italiana. Quindi è un fenomeno che ha portato anche un turismo interessante a cui l’Italia non può rinunciare. Ma va regolato”.
In questo senso due sono le questioni da affrontare: la prima riguarda l’eccessiva concentrazione territoriale degli Airbnb nei grandi centri storici e dunque da un lato il rischio del prevalere dell’elemento di rendita di posizione, rispetto alla qualità, nonché, più importante ancora, lo spiazzamento di altri usi della città da parte di residenti e studenti. Il rischio di una monocultura turistica, del quale però il fenomeno di Airbnb rappresenta solo uno dei determinanti pesando per meno del 20% delle presenze complessive.
Il secondo tema riguarda le regole per chi fa vera e propria attività d'impresa, che non ha niente a che vedere con lo spirito e la pratica dell’Airbnb. Io direi che sono una stretta minoranza di strutture, come dimostrano i dati, ma con un numero di camere in vendita non trascurabile.
Dei 6062“host” attivi a Firenze nel novembre 2019 (che pubblicizzano circa 12.000 annunci ) il 46% pubblicizza al massimo una camera, un ulteriore 27% appena due camere, un ulteriore 11% tre camere. Solo l’11% degli host vende più di quattro camere. Tuttavia, il 2% di host che pubblicizzano ciascuno 15 camere e oltre rappresenta circa un quarto dell’offerta complessiva di letti. Anche al netto dei finti AirBnB, ossia delle strutture ricettive ufficiali già sottoposte alle norme degli alberghi, non c’è dubbio che lì occorra intervenire.
Tutela dell’ecosistema del commercio e artigianato di qualità, incentivi al ritorno della residenza nei centri storici e regole di concorrenza che distinguano tra attività di integrazione al reddito e vero e proprio business, dovranno quindi essere le direttrici di intervento su questo tema.
Sono gli obbiettivi – conclude il presidente della Commissione attività produttive Enrico Conti – che l’amministrazione ha sempre perseguito e che perseguirà con più efficacia giovandosi finalmente di una norma nazionale”. (s.spa.)