Violazioni in Myanmar. Il Consiglio comunale approva risoluzione di condanna

Il Consiglio comunale di Firenze ha approvato una Risoluzione che condanna le violenze commesse dalla giunta militare in Myanmar e chiede al Governo italiano di intervenire in tutte le sedi internazionali al fine di ottenere l’immediata cessazione delle violenze sui dimostranti e il ripristino dell’ordine democratico. E il Consiglio comunale richiede, altresì, al Governo italiano di dare il proprio sostegno e il proprio riconoscimento al “Governo di unità nazionale” formatosi il 17 aprile 2021 in esilio.
L’atto proposto dai consiglieri di Sinistra Progetto Comune, dalla presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione e dalla Lista civica Nardella denuncia come la situazione della ormai ex repubblica del Myanmar sia drammaticamente sotto il controllo delle forze militari golpiste, che hanno deposto e incarcerato la Presidente Aung San Suu Kyi democraticamente eletta. Il Paese è ormai precipitato in una repressione senza fine dei diritti umani, con il ripristino della pena capitale contro gli attivisti per i diritti umani. Le notizie di stampa confermano una precisa volontà stragista da parte dei militari golpisti con uccisioni di massa e le prigioni ormai piene di oppositori democratici e manifestanti. Le forze di sicurezza, militari e di polizia, operanti mettono in atto strategie sistematiche e pianificate, con ricorso alla “forza letale”, dove “molte delle uccisioni documentate equivalgono a esecuzioni extragiudiziali”. Con prove documentali di Amnesty International si conferma che “l’utilizzo della forza letale è stato pianificato, premeditato e coordinato”, anche con armi automatiche pesanti, armi di precisione e artiglierie portatili, indirizzando il fuoco sia contro i dimostranti che contro coloro i quali assistano alle manifestazioni dagli edifici circostanti.
Questa carneficina deve cessare, il Consiglio comunale di Firenze chiede alle organizzazioni internazionali di intervenire e di arrivare al ripristino di un governo democratico nel Paese. (s.spa.)

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